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Rann di Kutch, India
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Immagine EO della Settimana: Il Rann di Kutch

22/05/2017 629 views 2 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Sentinel-2A ci porta sopra l'India occidentale ad una zona paludosa salmastra stagionale nota come Rann di Kutch.

Uno dei deserti salati più grandi al mondo, l'area si riempie di acqua durante la stagione estiva dei monsoni. Durante l'inverno, più asciutto, questo vasto bianco deserto diventa una popolare destinazione turistica, in particolar modo per via del Rann Utsav Festival che ruota attorno alla lussuosa "tendopoli" visibile nella parte centrale destra dell'immagine come una serie di semi-cerchi.

Grandi bacini di evaporazione del sale dominano questa immagine satellitare. Uno dei principali progetti in quest'area riguarda la produzione di solfato di potassio, che è comunemente utilizzato nei fertilizzanti.

Per dare un'idea delle dimensioni di questi bacini, consideriamo che l'agglomerato sulla sinistra è di quasi 13 km in larghezza. Le linee nella parte superiore centrale dell'immagine sono fossati impiegati per controllare il flusso dell'acqua nei bacini.

In questa immagine a falsi-colori le sfumature di blu negli specchi d'acqua e nei terreni circostanti derivano da contenuti minerali variabili, così come dalle differenti profondità dei bacini.

Allo stesso tempo, la vegetazione appare di colore rosso come si vede nella parte inferiore dell'immagine. Quest'area è la prateria di Banni, nota per la sua ricca biodiversità.

L'area della prateria si è formata grazie ai sedimenti depositati dai fiumi tra cui il fiume Indo, prima che un terremoto nel 1819 cambiasse il suo corso. Oggi la vegetazione di Banni è piuttosto rada e fortemente legata alle piogge, ma le siccità ricorrenti stanno facendo aumentare la pressione su questa arida regione. Altri fattori, tra cui pascoli eccessivi e l'invasione di un arbusto spinoso non nativo, stanno inoltre mettendo sotto pressione l'ambiente.

L'immagine, che fa parte della serie Earth from Space, è stata acquisita dal satellite Sentinel-2A del programma europeo Copernicus il 16 dicembre 2015.

In collaborazione con Rivista Geomedia.

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