ESA title
Mir vista dallo Space Shuttle Atlantis STS-81
Agency

Addio Mir

08/03/2001 4827 views 7 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Lanciata il 20 febbraio 1986, dopo solo tre settimane dalla drammatica esplosione dello Shuttle Challenger statunitense, la stazione spaziale Mir è il successo più grande in campo spaziale della Russia. È stata visitata da oltre 100 astronauti, fra i quali diversi astronauti dell'ESA, e ha compiuto qualche settimana fa i 15 anni di attività in orbita. Nei prossimi giorni la Mir sarà fatta rientrare nell'atmosfera e disintegrare. Che cosa succederà?

Secondo una dichiarazione ufficiale resa da uno dei responsabili russi della Mir, Leonid Gorshkov, la data definitiva sarà annunciata alla stampa tra il 17 e il 20 marzo. Al momento la Mir è in orbita a una quota compresa fra 296 e 313 km. Ci si aspetta che entro la prossima settimana la Mir sia scesa ad una quota di 230-250 km. A questo punto il Progress russo M1-5, lanciato il 24 gennaio dalla base di Baikonour e che ha raggiunto la Mir dopo qualche giorno, accenderà i motori. Con tre spinte di rallentamento il Progress porterà la stazione prima fino a un'orbita a una quota di 150-220 km, poi servirà una quarta spinta di rallentamento per far arrivare la stazione a soli 82 km da Terra.

A questo punto la Mir è pronta per il rientro nell'atmosfera, lungo un percorso calcolato e previsto dal Centro di Controllo della missione di Mosca. Dalla prima spinta propulsiva del Progress saranno trascorse 20-30 ore. L'ESA, su richiesta del Centro di Controllo russo, si è dotata di un gruppo che segue attentamente le fasi del rientro della Mir e fa circolare le informazioni agli stati membri durante le fasi preparatorie e soprattutto durante le fasi critiche. L'ESA darà una mano alla Russia anche raccogliendo i dati durante la fase calda dell'operazione attraverso un radar che appartiene la Ministero della Difesa della Germania.

 

Mir sopra la Nuova Zelanda
Mir sopra la Nuova Zelanda

Negli ultimi tempi sia il Giappone che la Germania hanno espresso la loro preoccupazione per i frammenti della Mir che non bruceranno in orbita e che raggiungeranno la superficie terrestre. Non è che la Mir ci sta cadendo in capo?

A causa dell'attrito la Mir sarà sottoposta a una temperatura che arriverà oltre i 1500 gradi. La Mir, che ha una massa di circa 135 tonnellate, è composta soprattutto di alluminio e materiale leggero per quanto riguarda le pareti, ma alcuni elementi sono costituiti di metalli più pesanti, come acciaio e titanio, che possono non bruciare nel rientro nell'atmosfera.

La maggior parte della Mir fonderà e brucerà durante il rientro in atmosfera, che avverrà mentre la stazione russa starà sorvolando la Nuova Zelanda. Ci si aspetta però che il materiale non combusto, circa 20-25 tonnellate, dia vita a un migliaio di frammenti, alcuni dei quali potranno avere una massa di centinaia di kilogrammi, che arriveranno al suolo con una velocità d'impatto di circa 1 km/s.

È previsto che i frammenti cadano nel Pacifico, tra l'Australia e il Sud America, a circa 1000 km dalle coste della Nuova Zelanda, sparpagliandosi in un'area lunga 3-4000 km e larga 200 km. Secondo i responsabili, quindi, la probabilità che possa accadere una disgrazia è molto bassa, minore dello 0,1%. Naturalmente il rientro va seguito con la massima attenzione da parte dei centri di controllo, anche perché dal momento del rientro in atmosfera fino alla distruzione della Mir gli eventi si succederanno a ritmo molto veloci.

 

Detriti spaziali
Detriti spaziali

Perché si è deciso di far disintegrare la Mir? Non si poteva recuperarla, per esempio con gli shuttle statunitensi?

La stiva dello Shuttle non è adatta a un'operazione del genere. Non solo per un problema di dimensioni: il carico dello Shuttle deve essere preparato in modo opportuno, non ci si può infilare qualsiasi cosa si desideri. E d'altra parte la Mir andava fatta rientrare, in un modo o nell'altro. La spesa per mantenerla in orbita si aggirano sui 200 milioni di dollari ogni anno. Con l'inizio della costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, la presenza in orbita della Mir diventava superflua.

L'orbita a cui si trova non mette la Mir al riparo dall'attrito dell'atmosfera, che per quanto tenue tende a farle perdere velocità, e dunque quota. Si è deciso di farla cadere in modo controllato per evitare che lo facesse per conto proprio, perché in quel caso i possibili dedriti sarebbero potuti cadere in una qualsiasi parte del mondo compresa fra 52 gradi di latitudine nord e i 52 gradi di latitudine sud.

Ridimensioniamo anche i timori: intorno alla Terra orbitano almeno 9000 oggetti artificiali, con un diametro di oltre 10-20 centimetri. Almeno un paio di questi oggetti cade sulla Terra ogni giorno. Si calcola che nel 1999 abbiano raggiunto la superficie terrestre almeno 60 tonnellate di detriti spaziali e solo in un caso, nel 1997, una donna ha rischiato di ferirsi. Un rischio che, fortunatamente, non ha avuto alcuna conseguenza.

 

Modulo Logistico Leonardo
Modulo Logistico Leonardo

Con la Mir, la Russia perde la sua stazione simbolo e si concentra sempre di più sulla Stazione Spaziale Internazionale, che proprio in questi giorni si appresta a ricevere il primo contributo italiano, il modulo logistico Leonardo. Che cosa è Leonardo?

Leonardo è uno dei tre moduli logistici pressurizzati che l'Alenia Aerospazio ha costruito nell'ambito di un accordo fra ASI e NASA. In pratica si tratta di tre moduli riutilizzabili, ciascuno di circa 30 metri cubi di volume, costruiti per essere trasportati nella stiva dello Shuttle, garantendo un ambiente a temperatura e a pressioni normali. Una volta che lo shuttle è attraccato alla Stazione Spaziale Internazionale, i moduli italiani vengono fissati a loro volta al corpo della Stazione, funzionando così da veri e propri ambienti in cui si può lavorare in maniche di camicia.

I tre moduli, Leonardo Raffaello e Donatello, saranno particolarmente utili per trasferire da Terra alla Stazione Spaziale e viceversa quegli esperimenti che richiedono un ambiente a pressione e temperatura standard. La concezione utilizzate per la costruzione dei tre moduli è la stessa usata per la costruzione del laboratorio Columbus dell'Agenzia Spaziale Europea.

Related Links

Related Links