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Il Sole, COROT-exo-3b e Giove
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COROT scopre una Terra incandescente

05/02/2009 689 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Il servizio di RAI NEWS 24 del 05 febbraio si è occupato di COROT, un satellite del CNES progettato per identificare le più piccole variazioni di luminosità di una stella.

Con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività dello spazio.

Fino a oggi erano stati scoperti circa 330 pianeti intorno a stelle diverse dal Sole, ma nessuno di essi così simile alla Terra come quello identificato da COROT, un satellite del CNES francese a cui partecipano anche Austria, Germania, Spagna, Brasile ed ESA. Quali sono le caratteristiche di questo nuovo pianeta?

COROT-Exo-7b è l’esopianeta più piccolo fra gli oltre 300 identificati fin qui. Ha dimensioni simili a quelle della Terra: crediamo che il diametro sia meno di due volte quello terrestre. Orbita intorno a una stella simile al nostro Sole, con un periodo di circa 20 ore: questo significa che si trova ad appena qualche centesimo di unità astronomica dalla stella, circa cento volte più vicino di quanto non sia la Terra al Sole. La potenza della luce solare, a quella distanza, è circa diecimila volte più di quella intercettabile dalla Terra. Dunque la sua temperatura superficiale è molto alta, probabilmente tra i 1000 e 1500 gradi, ovviamente incompatibile con qualsiasi forma di vita a noi conosciuta.

L’aspetto più interessante ancora da indagare è relativo alla sua costituzione e alla sua struttura interna. Potrebbe essere un pianeta roccioso, simile ai pianeti interni del Sistema Solare o a Marte. In questo caso la temperatura scioglierebbe la superficie rendendolo un inferno di lava.

Ma potrebbe essere anche un pianeta costituito da roccia e ghiaccio: in questo caso, si tratterebbe di un pianeta “tropicale”: caldissimo e umidissimo al tempo stesso. In teoria potrebbe trattarsi di un pianeta inizialmente ricoperto di acqua, almeno in parte, e che si sia avvicinato alla stella in una specie di “deriva gravitazionale”, mentre il ghiaccio si scioglieva in acqua. Ma qui siamo decisamente nel campo delle speculazioni.

Impressione artistica di COROT
Impressione artistica di COROT

La scoperta di un pianeta di questo genere non è una sorpresa assoluta: la loro presenza è stata predetta da tempo. In che cosa consiste allora l’importanza delle osservazioni di COROT?

È vero che la presenza di pianeti di questo genere è stata predetta da molto tempo, ma predire una cosa non ha lo stesso significato di “osservarla”. La predizione, piuttosto, ci offre la chiave interpretativa con la quale leggere i dati di COROT.

La maggior parte dei pianeti scoperti finora erano soprattutto giganti caldi: enormi pianeti di massa simile a quella di Giove, circa 320 volte quella della Terra. Al contrario, sono stati trovati ben pochi pianeti di massa terrestre. In realtà gli scienziati sono sicuri che non si tratti di un deficit reale, ma che sia legato al metodo di indagine finora adottato. La maggior parte dei metodi di rilevamento sono indiretti e selezionano solo pianeti molto massicci e molto vicini alla stella intorno alla quale orbitano.

Il metodo di maggior successo, fin qui adottato, è relativo alla perturbazione gravitazionale che il pianeta determina con la sua presenza sulla stella: ogni coppia stella-pianeta è un sistema di due corpi che orbitano intorno al centro di massa comune. Nel caso del sole e dei pianeti del sistema solare, però, il centro di massa coincide sostanzialmente con il Sole stesso. Ma se un pianeta della massa di Giove orbitasse molto vicino alla sua stella, allora la situazione cambierebbe, inducendo un movimento alla stella stessa, identificabile attraverso un’analisi spettroscopica della luce emessa. Come è chiaro, questo è un metodo che permette di dedurre la presenza solo di pianeti molto massivi e molto vicini alle stelle intorno alle quali orbitano.

Variazione di luminosità vista da COROT
Variazione di luminosità vista da COROT

COROT usa una strategia molto diversa, che forse è uno degli elementi più interessanti della missione. Quali sono state le sfide tecnologiche di COROT?

COROT è stato progettato per identificare le più piccole variazioni di luminosità di una stella, che possono essere dovute a fenomeni intrinseci (per esempio oscillazioni stellari) oppure a mini eclissi legate al passaggio di un pianeta sul disco della stella. Quando un pianeta orbita intorno a una stella, infatti, se la geometria di osservazione del sistema è favorevole, c’è un intervallo di tempo in cui il pianeta transita di fronte alla stella osservata dal nostro pianeta, determinandone una piccola diminuzione di luminosità, che COROT è in grado di rilevare.

In questo modo è in grado di misurare direttamente le dimensioni del pianeta. È un telescopio spaziale di appena 27 cm di diametro (per confronto, il Telescopio Spaziale Hubble ha uno specchio di circa 2,5 metri di diametro) che ha però la possibilità di accumulare molte osservazioni sul medesimo corpo. La sua orbita, infatti, è stata progettata per poter mantenere in vista le stelle da analizzare per molti giorni di seguito. Una necessità ma anche un vero punto di forza di questa missione, che è stata preparata con un vasto programma di selezione preliminare delle stelle da analizzare negli anni precedenti.

Impressione artistica di un esopianeta roccioso simile alla Terra
Impressione artistica di un esopianeta roccioso simile alla Terra

Chiaramente il potenziale di scoperta di COROT desta molto interesse nella comunità scientifica di tutto il mondo. Anche questa scoperta si appoggia su una collaborazione internazionale, no?

C’è un vero e proprio network europeo per le osservazioni di appoggio a COROT. In particolare l’ESO (European Southern Observatory) ha messo a disposizione i suoi telescopi da terra sugli altipiani desertici cileni, presso Paranal e La Silla (Chile), il telescopio da 80 cm alle Isole Canarie e il Canada-France-Hawaii Telescope, che sorge a Mauna Kea, alle Hawaii, gestito da Francia (CNRS), Canada (CNRC) e stato delle Hawaii, attraverso la Università delle Hawaii. Nel complesso, sono tra i migliori siti osservativi a livello mondiale.

Le interviste

I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.

Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Dieter.Isakeit@esa.int

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