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Gli asteroidi e la probabilità

11/09/2003 11468 views 3 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Nei giorni scorsi è circolata la notizia sulla scoperta di un asteroide di circa 2600 tonnellate che potrebbe colpire la Terra intorno al 2014 con risultati devastanti. Nei giorni successivi, però, la notizia è stata ridimensionata.

Gli scienziati commettono errori tutti i giorni, ma gli astronomi americani che hanno dato l’annuncio avevano precisato che, nella scala che va da 0 a 10 e che misura la pericolosità degli asteroidi (scala Torino) il livello di pericolosità dell’asteroide avvistato era solo 1. Il che significa che l’asteroide non necessita di un controllo continuo e che la probabilità di collisione è piccolissima. Dunque dal punto di vista scientifico, non sussiste nessun allarme di nessun genere. E questo sui media si è tradotto in un annuncio preoccupato.

Il problema dei media, in un caso come questo, è che gli scienziati non danno certezze, ma probabilità. E che un asteroide possa distruggere la Terra con “probabilità piccolissima” ma non nulla suscita comunque apprensione e “fa notizia”. Per immaginare meglio la situazione, teniamo conto delle dimensioni in gioco: se il Sole è una sfera circa 9 metri, la Terra si troverebbe distante 1 km dal Sole e sarebbe una sferetta di poco più di 8 centimetri di diametro. In questa scala gli asteroidi sono granelli minuscoli di 1 centesimo di millimetro. Sono le dimensioni di un globulo bianco del nostro sangue.

Gli asteroidi possono avere molte forme e misure
Gli asteroidi possono avere molte forme e misure

Ma non è possibile controllare la traiettoria di tutti gli asteroidi?

Attualmente sono stati catalogati oltre 50 mila asteroidi di cui qualche migliaio fanno parte di un ristretto gruppo a cui si da il nome di Asteroidi Potenzialmente Pericolosi (PHA, Potentially Hazardous Asteroids) asteroidi cioè che passano a una distanza dalla Terra minore di circa 20 volte la distanza Terra-Luna. Nel modello in scala in cui la Terra è una sfera di 8 cm di diametro, questa distanza corrisponde a circa 50 metri.

Quando si avvista per la prima volta un asteroide, se ne cerca di misurare la velocità e la posizione. Inizialmente questi dati sono molto incerti per cui è impossibile prevedere un’orbita certa. È possibile invece prevedere la zona di spazio entro la quale è più o meno probabile che l’asteroide passi: in pratica a ogni punto dello spazio è possibile associare la probabilità che un asteroide passi di lì entro un certo tempo.

Successivamente, con altre misure, è possibile migliorare la nostra conoscenza su velocità e posizione dell’asteroide: ma continua a rimanere impossibile calcolare l’orbita esatta. Ma al tempo stesso si fa più precisa la stima della probabilità che un asteroide passi in una certa zona di spazio piuttosto che in un’altra. Spesso accade quindi che la Terra rientri nella zona di spazio con una certa probabilità dopo le prime misure, ma che a successive misure questa probabilità si riduca di molto.

Il orbiter di Rosetta
Il orbiter di Rosetta

Che cosa fa l’ESA per controllare gli oggetti pericolosi che vagano nel sistema solare?

I dati ottenuti dal 1995 al 1998 da ISO, un satellite dell’ESA che è stato uno dei primi satelliti a osservare il cosmo nell’infrarosso, ci portano a credere che, all’interno della cintura di Kuiper, cioè fra l’orbita di Marte e quella di Giove, esistano oltre 2 milioni di asteroidi più grandi di 1 km. Alcuni di questi asteroidi, con il tempo, a causa del gioco complicato di attrazioni gravitazionali del Sole e dei pianeti, soprattutto di Giove, possono essere lanciati verso il sistema solare interno, la zona cioè dove si trova anche la nostra Terra. Ma gli asteroidi non sono i soli corpi pericolosi che vagabondano nel sistema solare. Anche le comete, che in genere sono corpi più piccoli, possono avere effetti devastanti se mai colpissero il nostro pianeta.

SOHO, un telescopio spaziale ESA/NASA che da anni sta dando risultati eccezionali nella sua analisi quotidiana del Sole, è il satellite che nella storia dell’astronomia ha scoperto il maggior numero di comete, oltre cinquecento, parte delle quali che si sono tuffate nella stella. Ma le comete non colpiscono solo il Sole: nel 1994 il Telescopio Spaziale Hubble, anch’esso un’impresa congiunta ESA/NASA, ha registrato il tuffo della cometa Shoemaker-Levy nell’atmosfera di Giove. Insomma: è improbabile che una cometa colpisca la Terra, anche perché il nostro è un pianeta di dimensioni ridotte, la sua attrazione gravitazionale è molto inferiore di quella del Sole o di Giove, non ma non impossibile.

Lo studio delle comete è uno dei programmi principali dell’ESA: la missione Rosetta, nonostante i problemi che ne hanno ritardato il lancio dovuti al malfunzionamento del lanciatore Ariane 5, è prevista per l’inizio del prossimo anno: obiettivo, appunto, lo studio ravvicinato di una cometa.

A circa metà del suo viaggio per Marte, è d’obbligo la domanda: come sta la missione europea per Marte, la Mars Express?

Mancano circa 104 giorni, 12 ore e circa 40 minuti [alle 17.12 del 11 settembre 2003] all’arrivo della Mars Express su Marte. Mentre parliamo la sonda viaggia verso l’appuntamento con Marte a 10 800 km/h. Nei giorni scorsi sono stati eseguiti controlli sugli strumenti della navicella che dovrà controllare Marte dall’orbita, mentre in precedenza il Beagle2 era stato sganciato da un sistema di sicurezza che lo manteneva in posizione durante il lancio e che doveva essere rimosso prima di preparare il robot al tuffo sulla superficie marziana.

La mattina di Natale il robot europeo Beagle2, sganciato dalla sonda 5 giorni prima, atterrerà sul pianeta rosso. Beagle 2 è una vera e propria scommessa, anche per il modo con il quale è stato progettato e con cui è stato portato a termine, attraverso un consorzio universitario inglese cresciuto in un numero di anni relativamente ridotto, con un grande spirito di iniziativa che merita davvero un bel successo.

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