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Analisi del CO2 basate in processamento di dati di osservazioni satellitari al European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF)
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La Giornata Mondiale dell'Ambiente

09/06/2005 337 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

INTERVISTA 19-2005. Mentre il 5 giugno, l’ONU ha celebrato la Giornata Mondiale dell’Ambiente a San Francisco, il New York Times ha rivelato che l’amministrazione Bush ha addomesticato alcuni rapporti sulle condizioni ambientali. Ma c’è davvero qualche dubbio sul riscaldamento globale in corso e sul ruolo dell’uomo?

La maggior parte degli scienziati è concorde nell’indicare un incremento di circa 0,5 gradi centigradi nella temperatura media del pianeta, che si sarebbe verificata nel corso degli ultimi 100 anni. L’accordo viene meno quando si tratta di trovare la causa specifica. Ma è un dibattito strano: da una parte si ha la sensazione che l’opinione pubblica chieda un colpevole, dall’altra si assiste a dichiarazioni politiche che utilizzano le normali incertezze legate ai processi di ricerca per negare quanto sta accadendo.

È indubbio che l’uomo abbia modificato la composizione chimica dell’atmosfera. Negli ultimi cento anni, l’uomo ha immesso in atmosfera composti, come il biossido di carbonio che deriva dalla combustione fossile, che tendono a aumentare l’effetto serra. Il quale, da sempre, permette al nostro pianeta di trattenere parte del calore trasportato dalla luce solare.

Mi pare ragionevole pensare che l’uomo abbia un ruolo. Ma non si può dire che sia scientificamente provato oltre ogni dubbio.

Envisat
Envisat

Envisat, il satellite ambientale dell’ESA sta seguendo da diversi anni l’evoluzione e il percorso dell’iceberg B-15A, che, con i suoi 115 chilometri di lunghezza, è l’oggetto galleggiante più grande della Terra. Questa è una conseguenza del riscaldamento globale?

B-15A è quel che resta di un iceberg ancora più grande, che cinque anni fa si è staccato dal continente antartico, a circa 3800 km a sud della Nuova Zelanda. Da allora l’iceberg sta costeggiando l’Antartico e ha già avuto una collisione con la lingua di ghiaccio Drygalski.

Metodologicamente però è scorretto trarre specifiche conclusioni sul riscaldamento in atto: Envisat è un satellite lanciato da qualche anno, l’iceberg è un singolo iceberg. Da una parte cioè non abbiamo la prospettiva storica, dall’altro stiamo seguendo un singolo evento. È impossibile inferirne una relazione causa-effetto.

Tuttavia i segnali di riscaldamento globale, non si deducono dal singolo fatto: è una mappa molto articolata di indizi, di prove basate su misure reali e non su congetture, che portano la maggior parte degli scienziati del globo a trarre le conclusione a cui abbiamo accennato prima e a un possibile, significativo, ruolo dell’uomo in questo processo.

L'iceberg B-15A, 16 Maggio 2005
L'iceberg B-15A, 16 Maggio 2005

Stando ai dati, quale è lo stato dei ghiacci dei poli oggi?

Per quanto riguarda il polo nord, per esempio, oggi assistiamo a un cambiamento piuttosto rapido dello strato di neve e ghiaccio. È questa tendenza, per esempio, uno dei fenomeni che ci fa pensare a un riscaldamento globale in corso: è un tendenza di un intero continente e non un singolo iceberg, per quanto grande.

Al diminuire dello strato di neve e ghiaccio, il terreno assorbe una quantità maggiore di radiazione solare e si scalda di più: e questo, ovviamene, comporta un ulteriore assottigliamento dello strato di neve e ghiaccio. Nel futuro potremmo superare il picco di temperatura che la Terra abbia mai registrato negli ultimi 20-30 milioni di anni anche di 6-8 gradi centigradi.

Il rischio, naturalmente, è l’alterazione dei meccanismi di ridistribuzione del calore, come è per esempio la Corrente del Golfo, e delle aree che regolano il clima, come le regioni polari.

È chiaro anche che l’alterazione del clima di certe zone provocherà l’emigrazione o l’estinzione di specie viventi: certi tipi di uccelli o di mammiferi che vivono nelle zone artiche si ritroveranno con un habitat in corso di restringimento.

Secondo alcuni scienziati, però, la diminuzione delle zone polari significa anche aumento dell’estensione della zona temperata, che permetterebbe all’uomo di estendere il suo proprio habitat o, per esempio, di aprire nuove rotte marine…

Secondo alcuni ci permetterebbe anche di sfruttare più facilmente certe risorse naturali, come giacimenti petroliferi.

Il che potrebbe essere vero, ma francamente suona paradossale e scorretto come metodo: il riscaldamento è globale ed è su scala globale che vanno valutate le conseguenze.

Uno degli indicatori che viene utilizzato è la temperatura superficiale degli oceani, che coprono il 71% della superficie della Terra. Dal punto di vista energetico, gli oceani hanno un ruolo fondamentale, perché rilasciano il calore immagazzinato durante il giorno su tempi più lunghi di quanto non facciano terre emerse ed atmosfera. Sono, per certi aspetti, le batterie ricaricabili della Terra. È in corso un progetto che coinvolge una collaborazione internazionale per dar vita a una mappatura delle temperature superficiali dei mari di tutto il mondo che possa essere rinnovata ogni sei ore e con una risoluzione spaziale minore di 10 km2. Il progetto è attivo anche nel mar Mediterraneo e sta dando i primi risultati.

Un altro indicatore, come è facile immaginare, è l’altezza degli oceani. Si sta procedendo a una mappatura tridimensionale delle acque, che non solo mette in luce risultati noti, come per esempio il fatto che una corrente calda può innalzare il livello oceanico di mezzo metro rispetto alle acque adiacenti più fredde, ma grazie alla quale si è misurato una tendenza all’aumento medio di 0,3 millimetri all’anno a livello globale.

Nota:

Le interviste

Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.

I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.

Il giornalista della Rai, Lorenzo di Las Plassas, passa cinque minuti con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.

Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.

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