ESA title
Agency

La Terra dallo Spazio: Etna, ci risiamo!

04/12/2006 1186 views 2 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Le immagini di Envisat del 25 novembre rivelano pennacchi di fumo dal più grande vulcano europeo attivo, il monte Etna. Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il vulcano, alto circa 3350 metri, è tornato a eruttare agli inizi di settembre e il 5 novembre è entrato in una fase di elevata attività.

Sebbene le ceneri espulse dall’Etna abbiano costretto le autorità locali a chiudere il vicino aeroporto di Fontanarossa, nella zona orientale della Sicilia, per l’ultimo fine settimana di novembre, non si sono registrati danni di nessun altro genere.

Nelle immagini satellitari si distingue chiaramente la Valle del Bove, una depressione di 5,5 km x 7 km che si trova sul versante orientale del vulcano. La Valle, la più evidente struttura morfologica dell’Etna, si è formata migliaia di anni fa, come conseguenza del collasso di un settore del fianco del vulcano.

Le prime eruzioni note dell’Etna risalgono al 1500 a.C. Dalle allora ne sono state registrate circa altre 200. Nonostante la sua frequente attività, l’Etna non è considerato un vulcano pericoloso. L’ultima volta che ha spaventato è stato nel 1992, quando l’esercito italiano è stato costretto a incanalare la lava attraverso esplosioni controllate, per distrarla dai 7000 abitanti della città di Zafferana, alle pendici dell’Etna.

I dati satellitari possono essere utilizzati per evidenziare fin i più lievi segni di cambiamento che possono suggerire una eruzione. Una volta che l’eruzione sia iniziata, invece, i fenomeni ad essa legati, come flussi di lava, frane di fango, terremoti o crepacci possono essere seguiti e controllati da satellite sia attraverso strumenti ottici, sia attraverso strumenti radar. I satelliti dotati di sensori in grado di analizzare la chimica atmosferica, inoltre, possono identificare i gas e gli aerosol rilasciati nel corso dell’eruzione, quantificandone l’impatto ambientale su larga scala.

L’immagine è stata ottenuta utilizzando lo strumento MERIS (Medium Resolution Imaging Spectrometer) alla sua massima risoluzione, in grado di cogliere dettagli di circa 300 metri.

Related Links

Related Links