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I crateri e le fratture di Encelado
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La luna Encelado mette un pizzico di sale sugli anelli di Saturno

25/06/2009 1149 views 2 likes
ESA / Space in Member States / Italy

La puntata del 25 giugno di RAI NEWS 24 con l'ESA si è occupata dei programmi di Scienza dell'ESA ed in particolare della recente scoperta fatta dalla sonda Cassini/Huygens di un lago su Encelado, una delle lune di Saturno e dei due satelliti scientifici Herschel e Planck, lanciati a maggio.

Con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività dello spazio.

Cassini-Huygens vicino alla Terra
Cassini-Huygens vicino alla Terra

La missione congiunta Cassini/Huygens sembra aver trovato tracce di un lago su Encelado, una delle principali lune di Saturno. Come stanno le cose su Encelado?

In breve la situazione è riassumibile in questo modo: esistono diverse evidenze che ci dicono che su Encelado potrebbe esserci una compresenza di elementi chimici, temperatura e acqua allo stato liquido che riteniamo siano necessari allo svilupparsi della vita in forma primordiale. Questa affermazione deriva, in effetti, da una serie di misure dirette a cui si devono aggiungere alcune congetture. Facciamo un passo alla volta.

Il 25 giugno la rivista Nature, una delle riviste scientifiche più prestigiose a livello internazionale, riporta che la missione Cassini/Huygens – una missione congiunta NASA/ESA - ha rivelato la presenza di sali di sodio negli anelli di Saturno, in particolare nell'anello più esterno, l'anello "E", all'interno dei granelli di ghiaccio purissimo di cui l'anello è composto.

Qualche anno fa, nel 2005, sempre la missione Cassini/Huygens, aveva rivelato che da Encelado si innalzano getti altissimi di vapore e granelli di ghiaccio: parte di questa materia riesce addirittura a sfuggire alla gravità di Encelado e finisce negli anelli. Quindi i granelli di ghiaccio di acqua che compongono l'anello "E" derivano, almeno in parte, proprio dall'interno di Encelado. E se nei grani di ghiaccio c'è del sodio, anch'esso deve provenire da Encelado. Insomma, deve essere Encelado a mettere un pizzico di sale sugli anelli di Saturno.

Saturno con l'anello
Saturno con l'anello

E come ogni volta che si trovano tracce di acqua su un corpo extraterrestre, si riapre il dibattito sulla possibile presenza di vita. È vero anche nel caso di Encelado?

Alcuni scienziati ne sono convinti. Anche in questo caso occorre partire dalle misure: le analisi chimiche sulla composizione dell'anello "E" ci dicono che l'unico modo di spiegare la quantità di sale trovate è la presenza di acqua allo stato liquido, in grado di sciogliere il sale delle rocce della crosta di Encelado. Altri meccanismi, come per esempio la sublimazione, cioè il passaggio diretto da ghiaccio a vapore, non sarebbe in grado di spiegare la concentrazione di sale. Questo è l'elemento forte a supporto dell'ipotesi della presenza di acqua liquida.

Posto che questo deposito di acqua liquida esista, per parlare di vita occorre fare ancora qualche altra considerazione: per esempio che le misure fatte dalla Cassini/Huygens identificano anche dei carbonati. Sia il sale che i carbonati farebbero dell'ipotetico oceano di Encelado un oceano leggermente alcalino. A questo si deve aggiungere che, nei pressi del polo sud di Encelado è stata misurata una temperatura relativamente alta e che negli spruzzi di acqua emessi dalla superficie sono stati rivelati dei composti organici, che sono i presupposti chimici della vita come si è sviluppata sulla Terra. In definitiva: gli elementi che abbiamo, se incastrati nel modo opportuno ci forniscono un indizio relativo alla presenza di un brodo chimico in acqua liquida, a una temperatura favorevole. Insomma, siamo lontani dalla certezza: sono congetture, anche se congetture costruite su basi logiche e su misure sperimentali. È chiaro che una delle priorità della missione Cassini/Huygens diventa ora lo studio delle caratteristiche di queste emissioni di vapore d'acqua dalla superficie di Encelado. Il segreto di Encelado risiede proprio lì.

I satelliti ESA Herchel e Planck
I satelliti ESA Herchel e Planck

Dallo studio del sistema solare passiamo a quello del universo. Lanciati poco più di un mese fa, i due nuovi telescopi dell'ESA, Herschel e Planck stanno iniziando le operazioni scientifiche. A che punto siamo?

Planck è previsto arrivare sull'orbita definitiva nella prima settimana di luglio, con una manovra finale che lo disporrà in orbita intorno al punto lagrangiano secondo (L2). Le novità più interessanti riguardano Herschel che si trova a circa un milione e mezzo di chilometri dalla Terra e che ha aperto gli occhi per la fase di test degli strumenti. Nei giorni scorsi è stato infatti aperto, con delle esplosioni controllate, il coperchio della camera criogenica che contiene gli strumenti del piano focale del telescopio. Durante le operazioni di terra, infatti, e fin quando il telescopio non era posizionato in orbita in modo definitivo, era necessario sigillare termicamente questi elementi, per evitare che venissero esposti a temperature maggiori di quelle di funzionamento e a un ambiente atmosferico, come per esempio sulla Terra.

Ora Herschel si trova nello spazio, dunque nel vuoto, ed è esposto a temperature sufficientemente basse e si sono potute iniziare le prime osservazioni di prova. Le osservazioni scientifiche vere e proprie arriveranno nel giro di un paio di settimane, ma già i dati raccolti in questi giorni di test ci confermano la superiorità di Herschel rispetto a tutti gli altri telescopi sensibili alla radiazione infrarossa mai lanciati in precedenza nello spazio. Le immagini raccolte della Galassia Vortice (Whirlpool Galaxy), una galassia relativamente vicina, a circa 35 milioni di anni-luce, confrontate con quelle disponibili fino a oggi, sono davvero entusiasmanti: utilizzando tre filtri infrarossi diversi, da 160 a 70 micron, si ottengono dettagli sempre più nitidi. Ricordiamo che l'infrarosso viene scelto perché, fra l'altro, le nubi di gas e polveri che circondano molte stelle sono trasparenti a questa radiazione: possiamo vedere dove non arriviamo a vedere con la luce visibile.

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