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Il cosmonauta Budarin vicino al Potok 150 Mk
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La sconfitta degli ultracorpi

22/07/2004 355 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Uno dei temi ricorrenti della fantascienza è l’invasione di microrganismi extraterrestri. E questo problema si è ripresentato in modo più concreto da quando l’uomo ha iniziato ha frequentare lo spazio con stazioni orbitanti, che sono potenzialmente un ricettacolo di microbi. Come si difendono gli astronauti dai microrganismi che si sviluppano nella stazione spaziale?

Per rassicurarci, ricordiamo intanto che non è noto nessun caso di un microrganismi pericolosi che si sono sviluppati in una stazione spaziale. Ma è chiaro che la discussione non è del tutto accademica: i microrganismi si possono moltiplicano molto velocemente: nel giro di pochi mesi si succedono generazioni di microrganismi, che separati dal ceppo principali possono sviluppare mutazioni e dunque indurre patologie non conosciute.

Il problema, come ricordavi, è storico e si ripresenta in modo ancora più significativo per la progettazione di una base abitabile permanente su Marte, che - per la tecnologia spaziale- è la sfida del secolo.

La soluzione che si è cercata è la purificazione dell’aria attraverso nuove tecnologie. È il caso per esempio di un sistema a più stadi che si chiama Plasmer, e che fu sviluppato fin dagli inizi degli anni '90 da scienziati russi per la stazione spaziale MIR e che oggi è utilizzato per la Stazione Spaziale.

Plasmer distrugge il 99,9% dei microrganismi presenti sotto forma di funghi, virus, batteri, spore. Il meccanismo di funzionamento si capisce bene nel caso delle spore, che è uno stadio della vita di un batterio del ceppo dei bacilli. Un batterio si trasforma in spora per isolarsi dall’ambiente esterno: resiste ad alte temperature, ai disinfettanti grazie a una specie di guscio che lo sigilla. E in questa forma può resistere per decine di anni, con le funzioni vitali ridotte al minimo.

L’idea su cui si basa Plasmer è distruggere i microrganismi deformando o perforando i loro gusci protettivi attraverso campi elettrici molto intensi e camere a plasma freddo.

Plasmer<sup>TM</sup>  nell'ospedale di San Louis
PlasmerTM nell'ospedale di San Louis

Ma queste tecnologie possono essere applicate anche in condizioni terrestri oppure sono efficaci solo nello spazio?

Il trasferimento tecnologico non è mai scontato, ma ci sono casi in cui è più semplice e ci sono casi in cui è necessario dal punto di vista etico, come nel caso di tecnologie che possono alleviare il dolore di qualcuno.

In questo caso è stato ideato un sistema per purificare l’aria che è stato sperimentato per un anno in cinque ospedali europei.

Una tenda protettiva trasparente (ImmunairTM) viene disposta intorno al letto di un paziente, isolandolo dal resto della stanza. Poi con 5 unità Plasmer si purifica l’aria all’interno della tenda. In questo modo si ottiene la protezione del paziente ma anche il suo mantenimento in un ambiente più naturale. Questa tecnica è stata utilizzata soprattutto per le sezioni di immunoematologia, oncologia, rianimazione, e si è rivelata particolarmente adatta per la cura di bambini che, per esempio, sono stati sottoposti a trattamenti intensi di chemioterapia, che hanno indebolito il loro sistema immunitario. La tenda isolante e trasparente non fa mancare il contatto a vista tra il paziente e i familiari, che psicologicamente è molto importante.

Vi è anche una versione più piccola, senza tenda, che può essere usata nei reparti in cui vi è una preoccupazione generalizzata di infezioni, senza però che vi sia la necessità di una protezione di altissimo livello.

Il merito dell’ESA, da questo punto di vista, è quello di aver capito la potenzialità del sistema per possibili applicazioni sulla Terra.

Modulo Jules Verne al centro di prove a ESTEC
Modulo Jules Verne al centro di prove a ESTEC

La stazione spaziale dal punto di vista mediatico è un po’ abbandonata a se stessa. Ci sono novità?

In questi giorni gli astronauti in orbita intorno alla Terra a bordo della stazione spaziale hanno festeggiato il 35° anniversario dello sbarco dell’uomo sulla Luna. O forse più in concreto, hanno festeggiato il fatto che sono arrivati a metà della loro permanenza a bordo: il ritorno è previsto tra tre mesi. La loro esperienza a bordo sta procedendo come previsto, salvo un momento di emozione quando dopo appena 15 minuti si è dovuta interrompere una missione all’esterno della stazione a causa di un problema al serbatoio dell’ossigeno dell’astronauta statunitense Mike Finche.

Per quanto riguarda le attività che già erano state decise e assegnate anni fa, tutto procede in modo regolare, almeno per quanto riguarda l’Europa e le industrie europee.

Per esempio, ben sapendo che è cruciale avere a disposizione una flotta di mezzi in grado di raggiungere la stazione spaziale gli uni indipendentemente dagli altri, fin dall’inizio era stato previsto lo sviluppo di un modulo automatico europeo, l’ATV.

Nei giorni passati, il primo di questi veicoli, ribattezzato Jules Verne, è approdato allo stabilimento dell’ESA di ESTEC, in Olanda, dove nei prossimi mesi sarà sottoposto ai test finali. Se tutto andrà bene il primo lancio dovremo vederlo alla fine del 2005 o nel corso del 2006.

L'ATV permetterà all' ESA di trasportare carico alla stazione spaziale internazionale
L'ATV permetterà all' ESA di trasportare carico alla stazione spaziale internazionale

Quale sarà una tipica missione dell’ATV?

L’ATV sarà installato all’interno dell’ultimo stadio di un’Ariane5 che lo inserirà in quota: da qui in avanti sarà una vera e propria navicella spaziale indipendente, provvista dei propri pannelli solari, e pressurizzata.

In tre giorni raggiungerà la stazione spaziale rifornendo gli astronauti di carburante, cibo, acqua, aria, e materiali di vario genere, per un volume totale di circa 45 m³ e fino a circa 7 tonnellate.

La capacità di un ATV è circa 3 volte quella di un Progress russo, la navicella automatica che finora hanno funzionato da voli cargo per la stazione spaziale.

Una volta raggiunta la stazione spaziale, l’ATV attraccherà a una delle porte di accesso della stazione e diventerà un temporaneo modulo abitabile esso stesso.

Rimarrà in questa posizione per circa 3 giorni, nel corso dei quali sarà svuotato e poi riempito con materiale di scarto della stazione spaziale.

Alla fine di questo periodo, sarà sganciato e fatto rientrare nell’atmosfera: l’impatto con le particelle atmosferiche provocheranno la sua completa combustione.

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