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La telemedicina: dai test all'operatività

27/02/2006 403 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

INTERVISTA 08-2006. Con domenica 20 febbraio si è conclusa la visita a Roma della delegazione irachena di medici e tecnici che prendono parte al progetto di telemedicina SIMONA, supportato dall’Agenzia Spaziale Europea. Che cosa è SIMONA?

SIMONA è un progetto che collega fra loro il Teaching Hospital (ex-Al-Mansour) di Baghdad e l’Università La Sapienza di Roma con lo scopo di migliorare l’assistenza sanitaria in Iraq.

Presso i due ospedali sono state installate due stazioni per video conferenze, che consentono una connessione satellitare diretta audio/video. Il collegamento satellitare rende possibile un consulto sui pazienti o sulle cure, anche per un semplice scambio di opinioni su una diagnosi o una terapia. Nei casi più critici permette di stabilire se sia necessario trasferire i pazienti, spesso bambini per i quali è necessario un trapianto di midollo osseo, da Baghdad a Roma.

La connessione satellitare alla rete Internet, inoltre, permette al personale che opera in Iraq di mantenersi aggiornato sugli ultimi sviluppi della letteratura medico-scientifica, dando ai medici iracheni la possibilità di mantenersi aggiornati.

Oltre ai contatti a distanza, il progetto prevede anche scambi e visite, come quella che si è appena conclusa e che sono di importanza capitale, perché permettono alle delegazione di rendersi conto del contesto.

I risultati: si è registrata una riduzione del 50% della mortalità dei bambini affetti da leucemia acuta mieloide.

SIMONA prevede inoltre la partecipazione di attori specializzati
SIMONA prevede inoltre la partecipazione di attori specializzati

Una delle maggiori difficoltà di progetti come SIMONA, oltre al reperimento dei finanziamenti, è la comprensione dei bisogni specifici delle aree in cui si interviene. Come si supera questa difficoltà?

IL’unico modo per affrontare questo problema è di essere presente sul territorio. Non è un caso che un progetto come SIMONA sia stato promosso da INTERSOS, una associazione non governativa che dal 2003 ha operato in Iraq.

SIMONA prevede inoltre la partecipazione di attori specializzati. Nel caso di cui stiamo parlando sono state coinvolte la Telbios, un’azienda italiana, che è stata responsabile delle infrastrutture tecnologiche e della gestione dei servizi satellitari; l’ESA, che ha supportato il progetto nell’ambito del programma EUROMEDNET; il Policlinico Umberto I di Roma e l’Università La Sapienza, che hanno garantito il contenuto scientifico.

Oltre a essere presenti sul territorio, certe attività possono e devono essere ottimizzate con il supporto delle autorità locali. Per una valutazione di questo tipo l’ESA ha organizzato il 27 gennaio scorso, a Bruxelles, una giornata di studi a cui hanno partecipato molti rappresentanti di associazioni e paesi africani, che hanno dato indicazioni importanti sullo stato delle infrastrutture per le telecomunicazioni già esistenti sul territorio. E anche questo è un aspetto di cui occorre tenere conto. Una squadra di delegati nominati da organizzazioni africane, dell’UE, dell’ESA dovrà identificare, prima della fine del prossimo giugno, una serie di azioni, inclusa un’analisi costi – benefici, condotta per valutare lo sviluppo di un network africano di telemedicina.

Interventi a distanza, senza uscire di casa
Interventi a distanza, senza uscire di casa

A parte casi di intervento in condizioni difficili, la sensazione è che in generale si tratti di un settore interessante, ma non è chiaro in che modo possa incidere nella vita di tutti giorni. Che tipo di contributo può dare la telemedicina ai pazienti italiani?

Quando si parla di telemedicina ci sono almeno due aspetti molto diversi fra loro. Da una parte ci sono gli “interventi a distanza” sui pazienti: interventi che possono andare da una semplice anamnesi a una radiografia urgente, come nel caso del progetto NESA, che viene praticata con uno strumento a bordo di un’autoambulanza e poi trasmessa a un centro medico specializzato.

Dall’altra parte ci sono gli “interventi” sui medici e sugli infermieri: ovvero tutti quei corsi di aggiornamento professionale che sono indispensabili per mantenere alta la qualità dei servizi di tutela della salute. Un esempio di questo genere è il progetto SkyMed, un corso di aggiornamento a distanza che lo scorso anno è stato premiato dal comitato scientifico della Associazione internazionale di Chirurgia ambulatoriale (IAAS, International Association for Ambulatory Surgery).

Il punto chiave per un paese come l’Italia è di saper integrare nel nostro sistema sanitario i possibili servizi di telemedicina. La telemedicina deve cioè potenziare l’esistente, non sostituirvisi.

Telemedicina
Telemedicina

Parliamo di interventi sui pazienti. NESA è un’autoambulanza attrezzata che interviene sulle vittime di un incidente ed è poi in grado di trasmettere via satellite le radiografie a un centro attrezzato. A che punto è questo progetto?

I test sono stati condotti dal dicembre 2004 al giugno 2005 su 65 pazienti, principalmente anziani costretti in casa, e hanno dato ottimi risultati. Il personale paramedico a bordo dell’ambulanza è stato in grado di eseguire radiografie al torace, alla mano, al ginocchio, alle anche. Le radiografie e gli esami sulle funzioni vitali che sono state eseguite sui pazienti hanno permesso di stabilire una cura senza la necessità di un ricovero ospedaliero.

La cosa più interessante è che la comunità di 170 mila persone che si rivolgono alla ASL dell’"Ovest Vicentino" ha apprezzato il servizio così da richiederne il proseguimento anche dopo il termine della fase prevista di test. Cosa che sta accadendo su base volontaria, senza cioè nuovi finanziamenti. E qui arriviamo al nocciolo della questione: se l’uso delle tecnologie di telecomunicazione per la medicina è maturo per passare in modo graduale da una fase di orientamento e test a una fase più operativa, la vera sfida, a questo punto, diventa il mercato.

Nota:

Le interviste

Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.

I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.

Il giornalista della Rai, Lorenzo di Las Plassas, passa cinque minuti con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.

Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.

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