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Le osservazioni satellitari e il sistema terra: il workshop ESA/AIMES a ESRIN

05/09/2007 659 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

L’Artico e le regioni alle estreme latitudini nord portano chiare testimonianze degli effetti dei cambiamenti climatici di millenni fa. E oggi ci sono evidenze che rapide mutazioni siano in corso, guidate dalla pressione antropica e dal riscaldamento globale.

Le previsioni indicano che l’Artico è destinato a riscaldarsi di più e più velocemente di qualsiasi altro luogo della Terra. Ma su che cosa si basano queste previsioni? E quali saranno le conseguenze su scala planetaria?

Sono questi alcuni dei temi “caldi” che saranno discussi a Frascati, presso lo stabilimento ESRIN dell’ESA, dal 10 al 12 settembre, in occasione del workshop “Il sistema Terra e le osservazioni da satellite per le estreme latitudini nord” (Coupling Earth System Models and Earth Observation for the Northern High Latitudes).

Il workshop è organizzato congiuntamente da Agenzia Spaziale Europea e AIMES, l’iniziativa internazionale per l’analisi, l’integrazione e la modellistica del sistema terrestre (Analisys, Integration and modeling of the Earth system), nata nell’ambito del IGBP (International Geosphere-Biosphere Programme), un programma di ricerca internazionale dedicato all’analisi del cambiamento climatico. L’iniziativa AIMES nasce per studiare l’impatto delle attività umane sui fenomeni fisici, chimici e biologici che definiscono la dinamica del sistema Terra e della loro inclusione nei modelli climatici.

Cryosat-2 monitorerà il cambiamento dello spessore dei ghiacci polari e marini
Cryosat-2 monitorerà il cambiamento dello spessore dei ghiacci polari e marini

Il workshop ospitato a ESRIN ha come obiettivo specifico quello di definire i punti chiave per la comprensione del legame tra aree a estreme latitudini e sistema globale e per il loro inserimento nei modelli matematici. Una particolare attenzione è dedicata all’utilizzo dei dati ottenuti dai satelliti per l’Osservazione della Terra. Oltre a un’analisi dei successi fin qui ottenuti, si cercherà di indirizzare la strategia per utilizzare in modo ottimale i dati e per mettere in evidenza i problemi da superare e il modo più opportuno per farlo.

L’Artico e le zone ad estreme latitudini sono regioni di importanza fondamentale per prevedere su base scientifica il futuro climatico del pianeta. I legami tra le zone a estreme latitudini nord e il sistema Terra nel suo complesso sono, infatti, molto stretti, sia per gli scambi di energia, sia per gli scambi idrici, sia per i cicli biogeochimici, cioè i cicli in cui sono coinvolti i vari elementi o composti chimici all’interno di un ecosistema, biosfera compresa.

Per comprendere l’interconnessione fra Artico e il resto del pianeta dovrà essere approfondita la conoscenza di una serie di fenomeni, la cui inclusione in modo dettagliato nei modelli del sistema Terra è vitale.

Banchisa polare
Banchisa polare

Basti pensare che a causa del riscaldamento globale, si riduce la superficie occupata da ghiacci e neve. Questo determina la diminuzione dell’albedo dell’area liberata dai ghiacci, cioè del potere riflettente della superficie. Assorbendo più luce solare, la superficie si scalda maggiormente, inducendo ulteriore scioglimento di ghiacci e nevi. Una maggiore evaporazione induce cambiamenti anche sulla dinamica delle precipitazioni, con effetti da chiarire sulla portata dei canali di acqua dolce che si scaricano nell’Oceano Artico.

La stessa circolazione oceanica potrebbe subire variazioni, sia per l’aumento della temperatura superficiale causata dal riscaldamento globale, sia a causa della variazione della salinità delle acque dovuta ai fenomeni a cui accennavamo.

Allo stesso modo, il riscaldamento globale rende vulnerabili gli ambienti umidi, come le torbiere, nei quali si accumulano grandi quantità di anidride carbonica. Se queste zone si riducono, la CO2 evapora e aumenta la sua concentrazione atmosferica e dunque l’effetto serra, che a sua volta induce un’accelerazione nel riscaldamento del pianeta

Earth Explorers
Earth Explorers

Il workshop anticipa di qualche mese il lancio di GOCE, il primo dei Earth Explorers satelliti parte del Programma Living Planet dell’ESA. GOCE, che è arrivato nei giorni scorsi presso ESTEC, il Centro tecnologico dell’ESA, a Noordwjik (Olanda), per una serie di test, è dedicato allo studio del campo gravitazionale terrestre e aiuterà ad approfondire la conoscenza della circolazione oceanica. Nel 2008, sarà la volta del satellite SMOS, progettato per lo studio del ciclo dell’acqua e della salinità degli oceani, mentre negli anni successivi saranno lanciati ADM-Aeolus, per lo studio dei venti su scala globale; CryoSat-2, che misurerà in grande dettaglio lo spessore e la variazione di spessore dei ghiacci; Swarm, una costellazione di satelliti per lo studio del campo magnetico terrestre e EarthCARE, per l’osservazione delle nubi e degli aerosol.

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