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Lo spazio del futuro

20/02/2006 696 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

INTERVISTA 07-2006. Qualche settimana fa è stata annunciata la scoperta di un decimo pianeta, Xena, oltre l’orbita di Plutone. Gli scienziati sono divisi sul fatto di eleggere a nuovo pianeta questa ultima scoperta oppure addirittura di declassare Plutone. Che cosa sappiamo di Xena?

Xena è stato scoperto nel 2003, ma solo all’inizio di febbraio si è avuta la conferma che si tratta di un corpo poco più grande di Plutone. Si trova a una distanza dal Sole pari almeno a tre volte quella di Plutone stesso.

La discussione sul fatto se Xena debba essere considerato un pianeta o meno non è particolarmente interessante, a mio avviso, perché la definizione di pianeta è del tutto arbitraria. Oltre l’orbita di Nettuno c’è un numero enorme di corpi di dimensioni più o meno grandi che formano una zona detta fascia di Kuiper. La popolazione di corpi della fascia di Kuiper è disposta in un disco che si ispessisce allontanandosi dal Sole e che ha avuto origine con la formazione stessa del sistema solare. Si tratta quindi di materiale che risale a oltre 4 miliardi e mezzo di anni fa, che certamente ha risentito in modo minore della presenza del Sole rispetto ai pianeti, alle lune, alle comete quando si avvicinano alla nostra stella, e che dunque è rimasto parzialmente incontaminato.

Sarà quindi molto interessante cercare di approfondire l’esplorazione di corpi di questo tipo, perché possono dirci molte cose interessanti sulla formazione del sistema solare e, più in generale, sulla formazioni di un sistema planetario.

Al di là della discussione sul fatto che Xena sia un pianeta o meno, in che modo si pensa di approfondirne la conoscenza?

I corpi della fascia di Kuiper si possono studiare o osservandoli con telescopi dallo spazio oppure con sonde spaziali adeguate. Il primo metodo ha il suo limite maggiore nella piccolezza della maggior parte di questi corpi e nel fatto che essendo così distanti sono ben poco illuminati dai raggi del Sole e, poiché brillano solo di luce riflessa, sono molto poco luminosi.

Anche l’utilizzo delle sonde, però, non è semplice. Si tenga conto che fino al 19 gennaio di questo anno, quando è partita la missione New Horizons della NASA, non era mai stata lanciata una sonda esplorativa per Plutone e per le zone più esterne del sistema solare.

Questo, insieme al successo della sonda Huygens dell’ESA atterrata su Titano nel gennaio 2005, ci spinge a progettare nuovi modi, più efficienti, per esplorare mondi lontani, come per esempio i corpi di roccia e ghiaccio che popolano la fascia di Kuiper ma anche le lune di Giove, come Europa, che sembra essere un pianeta coperto da un oceano ghiacciato. Per questi nuovi obiettivi occorre progettare missioni completamente diverse da quelle che siamo abituati a vedere: non basta più pensare a come riutilizzare tecnologie vecchie.

Orion
Orion

Ma come si progettano nuove missioni a tavolino, in assenza delle tecnologie che le supportano?

L’ESA si è dotata di una struttura specifica che ha lo scopo di facilitare gli scambi fra i gruppi di ricerca europei e le industrie: uno strettissimo contatto tra le realtà più vivaci dell’Europa sarà una delle chiavi del successo. Occorre avere una buona dose di immaginazione e obiettivi chiari, che hanno una funzione più strumentale che reale. Pensare a un certo obiettivo aiuta l’immaginazione, che però può arrivare a proporre tecnologie o metodi che si rivelano adeguati per obiettivi diversi da quelli iniziali. La fantasia è necessaria: a volte si parla di missioni spaziali che non voleranno prima di 20 o 30 anni.

La prossima settimana ad ESTEC, il Centro Europeo per la Ricerca e la Tecnologia Spaziale dell’ESA, si terrà un incontro che nasce proprio come momento di confronto per la progettazione di nuove missioni spaziali. Si parlerà di come esplorare nuovi mondi, come utilizzare le navicelle spaziali per deflettere gli asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra, come uscire dal sistema solare utilizzando nuovi sistemi di propulsione, come utilizzare mini-satelliti in formazione per comporre strutture più grandi, come telescopi o vele solari.

In quest’ultimo caso, per esempio, si pensa a mini satelliti che si comportano un po’ come le formiche: ciascuna formica esegue molto bene uno specifico compito, senza essere però cosciente dell’intera struttura del formicaio. Allo stesso modo si può pensare a un telescopio nello spazio formato da molti mini-satelliti, ognuno dei quali dedicato a uno specifico compito. In questo modo potremmo mettere in orbita telescopi con specchi molto grandi, costituiti, in realtà, da un numero elevato di specchi più piccoli.

Programa AURORA
Programa AURORA

Si riparlerà anche dei tethers, cioè dei cosiddetti “satelliti al guinzaglio” che qualche ano fa furono sperimentati dagli astronauti italiani Franco Malerba Umberto Guidoni e Maurizio Cheli su due voli shuttle diversi?

Gli esperimenti degli astronauti italiani servirono a dimostrare che la tecnologia funzionava: era possibile sganciare un satellite tenendolo agganciato a un filo conduttore e producendo corrente elettrica. Furono esperimenti di successo, nonostante in entrambi i casi, per problemi meccanici si siano spezzati i fili conduttori. Nel caso dei sistemi avanzati di esplorazione spaziale, i tether elettrodinamici sono invece una proposta per l’esplorazione di Giove e delle sue lune ghiacciate, come Europa.

Nota:

Le interviste

Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.

I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.

Il giornalista della Rai, Lorenzo di Las Plassas, passa cinque minuti con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.

Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.

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