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TADAR
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Lo spazio per la sicurezza negli aeroporti

20/10/2005 2277 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

INTERVISTA 34-2005. Questa settimana alla fiera Inter Airport Europe di monaco di baviera viene mostrata al pubblico un nuovo tipo di detector che potrebbe soppriantare nel futuro i metal detector negli aeroporti. La tecnologia alla base di questo nuovo genere di controllo è stata sviluppata per i satelliti dell’ESA. Di che si tratta?

Il Tadar è un nuovo sensore che si basa sul fatto che il corpo umano, alla sua temperatura naturale di 36-37°C, emette luce solo per il fatto che è caldo: la radiazione emessa non è visibile, naturalmente, perché cade soprattutto nelle microonde e nell’infrarosso. Per inciso, questa è lo stesso principio con il quale funzionano le videocamere o le fotocamere nell’infrarosso: rivelano quella che viene definita temperatura termica dell’uomo.

Il sensore Tadar rivela lunghezze d’onda a circa 3 millimetri, nel regime delle microonde, emesse naturalmente oppure riflesse dagli oggetti. La tecnologia è completamente innocua: a queste lunghezze d’onda i vestiti sono trasparenti, mentre i corpi a densità superiore da una parte bloccano la radiazione che il corpo emette naturalmente e dall’altra riflettono un profilo molto ben definito. E questo è vero anche per corpi non metallici.

Il Tadar può funzionare sia in passivo che in attivo, senza modifiche nella configurazione ottica o meccanica. In modalità passiva, la persona che sta accedendo, per esempio, al gate di un aeroporto, rimane in piedi sullo sfondo di un pannello a temperatura controllata. Gli oggetti a densità superiori bloccano la radiazione termica emessa naturalmente dal corpo.

In modalità attiva, invece, il tadar può illuminare (a microonde!) una scena fino a 50 metri di distanza: la luce riflessa viene rilevata e utilizzata per realizzare un’immagine tridimensionale.

Che genere di oggetti è possibile rivelare?

Tutti quelli rivelabili da un normale metal detector, come chiavi o coltellini da tasca. Ma anche la tecnologia è appetibile soprattutto perché promette di identificare anche corpi non metallici, come esplosivi plastici o sostanze liquide. Ogni materiale riflette le microonde lasciandovi un specie di impronta digitale, rivelando la propria natura: quindi non solo viene rivelata la presenza di un corpo, ma anche il materiale di cui è costituito.

E se l’applicazione principale riguarda la sicurezza aeroportuale, utilizzandolo come strumento attivo il Tadar può servire anche per migliorare quei sistemi di visione nell’infrarosso utilizzati dai piloti per vedere attraverso le nubi o gli strati di nebbia.

Immagine Tadar
Immagine Tadar

Come nasce un dispositivo di questo tipo?

Il Tadar è stato sviluppato da un’industria irlandese, la Farran Technology, ed è basato sulla tecnologia a microonde sviluppata per i sistemi spaziali. La Farran Technology si è specializzata nella produzione di circuiti integrati che lavorano intorno ai 100 GHz, guidando un progetto finanziato dall’ESA. Si tratta di un intervallo di frequenza molto promettente per le comunicazioni fra satelliti, perché permette trasmissioni a banda larga e con una bassissima perdita di dati. Il primo prototipo è stato sviluppato e sarà consegnato all’ESA nei prossimi mesi.

Ma avere a disposizione circuiti integrati che funzionano nel regime millimetrico, tra 30 e 300 GHz, ha permesso di fare uno sforzo di fantasia: immaginare e costruire un prototipo di detector a microonde, con una capacità di scanning che ha permesso di raggiungere un sistema unico per il rilevamento.

Dal punto di vista tecnologico, il Tadar è uno scanner di ultima generazione, che produce immagini ad alta qualità in tempo reale, minimizzando al tempo stesso il numero di ricevitori necessari.

Il Tadar è stato sviluppato da un’industria irlandese, la Farran Technology, ed è basato sulla tecnologia a microonde sviluppata per i sistemi spaziali
Il Tadar è stato sviluppato da un’industria irlandese, la Farran Technology, ed è basato sulla tecnologia a microonde sviluppata per i sistemi spaziali

Quando lo vedremo in funzione?

Come dicevo, siamo ora alle prime fasi di dimostrazioni pubbliche: dopo la fiera di Monaco, il Tadar in questi giorni è in Svizzera, alla AVSEC World 2005.

L’aspetto delicato per la commercializzazione, ora, è il rapporto costi/benefici. Il costo maggiore in un sistema di screening a queste lunghezze d’onda è quello dei ricevitori. Il Tadar ne impiega il numero minore possibile, dunque appare la soluzione più conveniente anche da questo punto di vista.

Vedremo in futuro se il sistema si dimostrerà in grado di reggere sul mercato: certamente è un meccanismo ingegnoso, promettente e creato con una certa fantasia. Il fatto stesso che siamo arrivati a un punto di svolta come quello in cui il Tadar si trova, mostra che il programma di trasferimento tecnologico dell’ESA è pienamente funzionante. Il trasferimento tecnologico, cioè l’utilizzo di tecnologie avanzate, nel caso dell’ESA sviluppate per applicazioni spaziali, nella vita di tutti i giorni è il completamento di quel processo, lungo e incerto, che dalla scienza porta alla innovazione, attraverso la tecnologia. E che è certamente la strada che l’Europa deve percorrere sempre con maggiore concretezza e convinzione.

Nota:

Le interviste

Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.

I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.

Il giornalista della Rai, Lorenzo di Las Plassas, passa cinque minuti con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.

Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.

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