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Area dell'Honduras dopo l'inondazione
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Osservazioni da satellite in aiuto dell’Honduras

10/11/2008 511 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

INTERVISTA 26-2008. I soccorritori delle vittime dell’allagamento che si è verificato nei giorni scorsi in America Centrale e in particolare in Honduras possono fare affidamento su mappe satellitari che li aiutano nell’organizzare le operazioni.

Come agisce un’Agenzia Spaziale come l’ESA in casi come questi?

In ottobre l’ONU ha chiesto, attraverso alcuni suoi uffici, il supporto delle osservazioni satellitari previsto dal “Patto internazionale sullo spazio e i disastri” (International Charter on 'Space and Major Disasters), un accordo internazionale che prevede l’impiego di satelliti per osservare zone colpite da disastri naturali o provocati dall’uomo.

In questo caso specifico, la zona centro occidentale dell’Honduras, il cosiddetto distretto di Francisco Morazán e il Fiume Ulua, era stata colpita da un allagamento che ha distrutto circa 100mila ettori di raccolto e che ha provocato anche smottamenti e crolli. Circa la metà delle strade risultano distrutte o seriamente danneggiate, in un evento catastrofico che ha coinvolto circa 270mila persone.

In una situazione del genere è chiaro che avere una mappatura in tempi stretti dei danni e delle vie ancora percorribili è di grande importanza per l’efficienza degli interventi.

Attraverso il suo Radar ad Apertura Sintetica (ASAR), il satellite dell’ESA Envisat ha acquisito immagini radar delle zona il 25 ottobre e le ha messe a confronto con le immagini della stessa area raccolte circa un mese prima, il 20 settembre, ottenendo una mappa della zona con un risoluzione, cioè un dettaglio spaziale, di circa 150 metri. Un livello di dettaglio interessante per un monitoraggio rapido dell’impatto del disastro, visto che le immagine coprono una superficie molto estesa, più di 400 per 400 kilometri.

Una carta analoga è stata ottenuta grazie ai dati del satellite canadese Radarsat, che con una tecnica del tutto simile ha messo a confronto i dati acquisiti il 1 novembre con quelli in archivio risalenti al 25 maggio 2002. La risoluzione, in questo caso, è di 25 metri.

Questo mette in evidenza i due passaggi fondamentali attraverso i quali le osservazioni della terra sono utili: da una parte c’è l’osservazione della zona in tempo reale, dall’altra c’è l’utilizzo di dati di archivio per un confronto.

 
 

La Charter è stata sottoscritta nel 2000 da ESA, Agenzia Spaziale Francese (CNES) e l’Agenzia Spaziale Canadese (CSA). Quali sono le risorse a disposizione e le richieste di intervento annuali?

Oggi la Charter è assai cresciuta rispetto a 8 anni fa: ne fanno parte, oltre l’ESA, il CNES e la CSA, le agenzie spaziali di India (ISRO), Argentina (CONAE), Giappone (JAXA), Cina (CNSA). Gli USA partecipano con la NOAA, l’agenzia che si occupa di studi atmosferici e oceanici, e con il USGS, l’ente per gli studi geologici, mentre il Regno Unito dà il suo contributo con il British National Space Centre/Disaster Monitoring Constellation (BNSC/DMC), a cui sono legati satelliti di altre nazioni, come la Turchia o la Nigeria.

Nel complesso possiamo contare su una pattuglia di oltre 20 satelliti. Nel 2007 è stata attivata oltre 40 volte e nel 2008 la cifra è comparabile: si è trattato di terremoti, di allagamenti, di perdite di petrolio da navi, di attività vulcaniche.

Accennavi alla necessità di confrontare dati presi in momenti diversi. Perché non si osserva più semplicemente l’area colpita con aerei o con satelliti sensibili al visibile, in modo da vedere effettivamente le inondazioni?

Nel caso delle onde radio utilizzate dai due strumenti di cui sopra, il loro pregio fondamentale è che sono in grado di osservare il pianeta indipendentemente dalle condizioni meteo. Se l’area da osservare è nascosta dalle nubi, come spesso succede quando si tratta di osservazioni, è del tutto fuori dalla portata di satelliti come il francese SPOT, per esempio, che funziona nella banda elettromagnetica del visibile e che è capace di cogliere dettagli molto specifici.

Immagine satellitare del Dipartimento di Cortes in Honduras colpito dall'inondazione
Immagine satellitare del Dipartimento di Cortes in Honduras colpito dall'inondazione

Envisat ha un principio di funzionamento molto diverso: un fascio di onde radar viene emesso dallo strumento ASAR, a bordo del satellite; le onde radio attraversano la coltre nuvolosa e si riflettono o sono diffuse dalla superficie terrestre. L’ASAR raccoglie le onde che sono state riflesse o diffuse e, a seconda del segnale rivelato, gli esperti che analizzano i dati forniti dall’ESA sono in grado di distinguere il tipo di superficie che ha provocato la riflessione.

Ovviamente le onde radar non portano “immagini” come le intendiamo nella vita quotidiana. Nel caso delle inondazioni le informazioni derivate delle onde radar sono molto utili dal momento che il segnale è molto sensibile alla presenza o all’assenza di acqua. Le onde radar portano, più genericamente, informazioni. In questo senso, il confronto con le informazioni ottenute in precedenti informazioni è fondamentale per interpretare al meglio le osservazioni del satellite.

Insomma: il prezzo da pagare per osservare il pianeta notte e giorno e in qualsiasi condizione meteo è una maggiore complessità dei segnali raccolti. Anche per questo motivo, la Charter prevede molti partner: non solo per aumentare il numero di satelliti a cui fare ricorso, ma anche per ottenere la massima completezza possibile sui dati importanti.

Quali sono i limiti della Charter?

I limiti sono legati al fatto che nessuno dei satelliti della rete della Charter è dedicato esclusivamente a questo scopo. Non è cioè una rete realizzata specificamente per il monitoraggio dei disastri, ma si utilizza del tempo prezioso di satelliti già esistenti. Rimane il problema fondamentale delle condizioni di emergenza della maggiore parte dei disastri per i quali, malgrado il numero di satelliti in rete, è sempre molto difficile fornire la mappe satellitari in tempo. La Charter, da questo punto di vista, è da considerarsi un ottimo punto di partenza, che mostra ancora una volta l’utilità dei dati satellitari in situazioni di emergenza.

Le interviste

Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.

I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.

I giornalisti della Rai, Lorenzo di Las Plassas, Stefano Masi, Marco Dedola si alternano nel discutere con il giornalista scientifico che collabora con l'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.

Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Dieter.Isakeit@esa.int.

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