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Un'immagine di Stromboli del 2003 ottenuta dal satellite Proba dell'ESA
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Stromboli, terra di satelliti

07/03/2007 1761 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

INTERVISTA 8-2007. Le ripetute eruzione di Stromboli, l’unico vulcano europeo ritenuto costantemente attivo, hanno allarmato le popolazioni dell’isola. Con il passare delle ore lo stato d’allarme sembra essere rientrato. Com’è la situazione?

La situazione sembra essere sotto controllo, anche se il vulcano va costantemente tenuto d’occhio, come del resto accade in ogni momento dell’anno. In effetti a livello globale le agenzie spaziali e gli enti di ricerca territoriali fanno un grande sforzo per realizzare un monitoraggio continuo ed efficace dei vulcani terrestri.

Ormai da diversi anni, grazie anche ai satelliti dell’ESA ERS-1, ERS-2 ed Envisat, si è imparato a usare una tecnica detta “interferometria” che produce mappe molto utili. In pratica i satelliti “illuminano” i vulcani con un fascio di onde radio e raccolgono l’eco del terreno. Le immagini, o meglio, gli interferogrammi, ottenuti, sono molto sensibili a minimi cambiamenti della superficie che determina la eco. Una volta ottenuto l’interferogramma di un vulcano, si potrà confrontarlo con quello ottenuto al passaggio precedente oppure con quelli relativi ad anni prima. È il modo, per esempio, con il quale si tengono sotto osservazione zone come i Campi Flegrei, che sono soggetti a fenomeni di subsidenza che vanno da un’intensità di diversi centimetri a pochi millimetri.

Con una tecnica simile, per esempio vengono, tenuti d’occhio oltre 900 vulcani nelle Ande, in Bolivia, Argentina e Perù.

Una eruzione dell'Etna osservata dal satellite dell'ESA Envisat
Una eruzione dell'Etna osservata dal satellite dell'ESA Envisat

Che cosa aggiungono le osservazioni satellitari ai dati raccolti dalle stazioni di terra?

Sono complementari. La rete osservativa di terra attraverso la quale molti vulcani, certamente quelli italiani, sono monitorati è molto buona. Tuttavia in tutti i settori delle scienze naturali un certo grado di ridondanza è necessario. Con ridondanza intendo la misura della stessa grandezza con metodi e strumenti diversi. Questo è vero sia perché non esistono misure infinitamente precise, per cui è bene confrontare misure raccolte in modo diverso; ma anche perché nello studio dei vulcani il rapporto di causa ed effetto non è necessariamente semplice.

Come dicevo, prima dell’eruzione i satelliti possono essere utilizzati per evidenziare il riempirsi e lo svuotarsi delle sacche laviche sotto la superficie. Questo non corrisponde alla previsione di un’allarme, ma certamente è un fenomeno che merita attenzione.

Una volta che l’eruzione sia iniziata, invece, i flussi di lava, le frane, i terremoti possono essere seguiti e controllati da satellite sia attraverso strumenti ottici, sia attraverso strumenti radar. I satelliti dotati di sensori in grado di analizzare la chimica atmosferica, inoltre, possono identificare i gas e gli aerosol rilasciati nel corso dell’eruzione, quantificandone l’impatto ambientale su larga scala. Naturalmente occorre ribadire che con un satellite si può ottenere la visione d’insieme della regione: questo continua a essere un punto di forza delle applicazioni satellitari.

La mappa delle deformazioni dei Campi Flegrei, zona vulcanica nell'area del Vesuvio
La mappa delle deformazioni dei Campi Flegrei, zona vulcanica nell'area del Vesuvio

In questi giorni, una ricerca di alcuni scienziati italiani ha simulato le conseguenze di un’eruzione del Vesuvio, sulle cui pendici vivono centinaia di migliaia di persone. Il risultato è una strage annunciata: circa 300 mila morti. Fino a che punto dobbiamo preoccuparci?

La simulazione è certamente preoccupante, ma le pesantissime conseguenze non sono tanto figlie del modello di eruzione, certamente interessante, quando dalla densità abitativa della zona, che è chiaramente insostenibile. Al contrario, la simulazione ha mostrato che il Monte Somma, la cima del Vesuvio, potrebbe fare da spartiacque della colata lavica, diminuendone la portata distruttiva.

Per rimanere in Italia, uno dei risultati più spettacolari della osservazione satellitare è quello realizzato con i dati di ERS-1 ed ERS-2, relativi al periodo 1992-2000, che riguardano l’Etna e i territori limitrofi.

Osservato dallo spazio, l’Etna appare un’immensa creatura che respira irregolarmente: il terreno intorno al vulcano si tende e si innalza fino a 15 centimetri, per poi tornare pian piano a sgonfiarsi, in un crescendo ritmato fra un’eruzione e l’altra, mentre i polmoni della montagna si riempiono e si svuotano convulsamente di lava e gas.

Gli interferogrammi sono stati accuratamente “montati” in sequenza e colorati artificialmente a comporre uno modello digitale di elevazione (DEM, Digital Elevation Model).

La copertina di Nature dedicata all'interferometria, una tecnica per studiare e prevedere terremoti
La copertina di Nature dedicata all'interferometria, una tecnica per studiare e prevedere terremoti

In definitiva, quale sono a tutt’oggi le possibilità di prevedere una eruzione vulcanica?

Per arrivare alla previsione dei terremoti dobbiamo ancora marciare a lungo. In primo luogo i satelliti non sono meccanismi automatici di allarme, perché i dati raccolti devono essere analizzati e questo richiede un po’ di tempo. Inoltre un preallarme è possibile solo per quelle zone già note per essere a rischio e per le quali sono stati predisposti specifici programmi di osservazioni. Gli eventi improvvisi e in luoghi imprevisti possono essere seguiti solo a posteriori, per l’analisi scientifica del fenomeno e per la gestione dell’emergenza.

In conclusione, per le previsioni vere e proprie i satelliti - allo stato attuale - sono utili soprattutto come complemento ai rilievi sul territorio. Ne è un esempio il terremoto di magnitudine 6,3 che ha colpito l’isola di Giava nel maggio 2006 legato a un’attività vulcanica ben nota, ma non tempestivamente seguita. Qualche giorno prima si era fessurato un cratere del vulcano e si erano innalzati pennacchi di fumo di oltre 100 metri. Il satellite ALOS aveva raccolto osservazioni che confermavano l’aumento della attività vulcanica, la zona era stata allertata, ma non si era voluto evacuarla. Il risultato: oltre 5000 morti e più di 200 mila senza tetto.

Nota:

Le interviste

Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.

I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.

I giornalisti della Rai, Lorenzo di Las Plassas e Stefano Masi, si alternano nel discutere con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.

Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.

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