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La principale sorgente della radiazione di alta energia sono i raggi cosmici galattici, ma importanti contributi provengono sia dal vento solare
Science & Exploration

LAZIO sulla Stazione Spaziale Internazionale

22/04/2005 746 views 0 likes
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L’esperimento LAZIO è stato fra i primi ad essere attivati. LAZIO è dedicato allo studio della radiazione di alta energia che caratterizza l’ambiente in cui opera la Stazione Spaziale Internazionale.

La principale sorgente della radiazione di alta energia sono i raggi cosmici galattici, ma importanti contributi provengono sia dal vento solare che dalle particelle cariche che circondano la Terra (elettroni, protoni) e che sono intrappolate dal campo magnetico terrestre a quote che variano tra decine e migliaia di km di quota. L’insieme delle particelle cariche che circondano la Terra può essere assimilato, per alcuni aspetti, a un oceano.

L’obiettivo più interessante di LAZIO, ma anche quello più ambizioso e dai risultati meno certi, riguarda un’ipotesi avanzata circa venti anni fa da scienziati sovietici, secondo cui, tra gli eventi che precedono un terremoto, si potrebbe verificare anche un’intensa emissione di onde elettromagnetiche di bassa frequenza. Se così fosse, tenendo sotto controllo la struttura del “mare di particelle cariche” e rivelandone le improvvise modifiche, si potrebbe rivelare un terremoto con un anticipo di qualche ora, localizzando anche la zona in cui avverrà l’evento tellurico.

“Occorre sottolineare che LAZIO è prima di tutto un dimostratore tecnologico,” dice Roberto Battiston Direttore della sezione dell’INFN di Perugia e PI dell’esperimento. “I dati che raccoglieremo nei sette giorni dell’esperimento saranno analizzati nei mesi successivi. Metteremo in relazione le variazioni di flusso delle particelle cariche con i dati relativi ai fenomeni sismici registrati dalle stazioni di terra nello stesso periodo”.

Si potrebbe rivelare un terremoto con un anticipo di qualche ora
Si potrebbe rivelare un terremoto con un anticipo di qualche ora

L’esperimento è stato avviato domenica 17 aprile intorno alle 10 di mattina (CEST). Oltre all’accensione, a Vittori spetta il compito di verificare il corretto funzionamento della presa dati e di sostituire le schede su cui vengono registrati i dati, che saranno poi analizzate a terra nei mesi successivi.

“Speriamo che i dati raccolti,” prosegue Battiston “siano sufficienti per convincerci che l’algoritmo che abbiamo messo a punto per la loro analisi è affidabile. Se riusciamo a dimostrare che il metodo è utilizzabile, allora per il futuro possiamo proporre il lancio di un satellite dedicato a questo specifico problema”.

Nei giorni successivi, Vittori si è dedicato dedicato alla seconda parte dell’esperimento LAZIO, che intende studiare il fenomeno dei “Lampi di Luce” attraverso lo strumento Alteino, che aveva già volato nel corso della precedente missione di Roberto Vittori, la Marco Polo, nell’aprile 2002.

Fin dalle prime spedizioni Apollo, gli astronauti hanno raccontato di vedere improvvisi lampi di luce, anche a occhi chiusi. Secondo gli studi svolti fin qui, i lampi di luce sembrano essere provocati da ioni pesanti che si muovono a bassa velocità. Ancora oggi, però, non è noto con quali parti del corpo interagiscono i raggi cosmici: se si tratta del cervello, per esempio la corteccia cerebrale visiva, oppure la retina. E neppure sono state mai valutate altre conseguenze a livello del sistema nervoso.

Nell’esperimento Alteino, Vittori indossa un casco che lo protegge dalla luce: quando e se visualizza un flash luminoso deve attivare un pulsante. L’esperimento consiste nel mettere in relazione i lampi di luce visualizzati e il flusso di raggi cosmici misurati.

“I lampi di luce potrebbero essere vera e propria luce emessa dalle particelle e rivelata dalla retina, oppure effetti legati alle cellule nervose stimolate dal passaggio dagli ioni pesanti,” spiega Battiston. “I dati preliminari della missione Marco Polo ci hanno incoraggiato a ripetere l’esperimento. Vedremo nei prossimi mesi.”

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