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"Ci giriamo intorno, soffermandoci per un ultimo saluto a tutti coloro che ora sono assiepati intorno al razzo, a distanza di sicurezza"
Science & Exploration

Il diario nello Spazio di Roberto Vittori: Il giorno del lancio

19/04/2005 498 views 0 likes
ESA / Science & Exploration / Human and Robotic Exploration / Eneide - Vittori mission - Italian

Baikonur, 14 aprile 2005 - ore 23:30 locali. Notte fonda nel deserto del Kazakistan. Lasciando l’hotel dei cosmonauti, sono salutato da molti amici e dalla famiglia, che dall’Italia sono venuti a vedere il lancio.

Ci imbarchiamo rapidamente sull’autobus, raggiunti da poche persone selezionate. Durante il viaggio, secondo la tradizione, viene trasmesso un video speciale preparato per ciascuno di noi. Oggi è il cinquantaquattresimo compleanno di John Phillips. Nel mio video trovo mia moglie e i bambini: Valeria, Edoardo, Davide ed Enrico.

Arriviamo all’edificio dove hanno luogo gli ultimi preparativi. Indossiamo la tuta Sokol, che ci proteggerà durante il lancio e il rientro, nel caso in cui dovesse verificarsi una perdita di pressione interna. Ci vuole un po’.

Poi è il momento della conferenza stampa con il presidente dell’Agenzia Spaziale Russa Perminov, alla presenza di Daniel Sacotte, rappresentante dell’ESA, e del ministro della Difesa italiano, l’On. Berselli.

Gli ultimi test alla tuta spaziale di Roberto Vittori
Gli ultimi test alla tuta spaziale di Roberto Vittori

Subito dopo, iniziamo a spostarci verso l’area di lancio. Anche in questo caso, la tradizione vuole che l’autobus si fermi in un posto protetto dalla vista, per ripetere un altro rito che inizialmente fece Yuri Gagarin, 44 anni fa, appena prima del suo primo volo. Una fermata alla toilet, per così dire.

Alla fine siamo di fronte al razzo. Saliamo i cinque gradini della rampa di lancio. Ci giriamo intorno, soffermandoci per un ultimo saluto a tutti coloro che ora sono assiepati intorno al razzo, a distanza di sicurezza.

Eccoci nell’ascensore. Il razzo è alto circa 55 metri. In cima troviamo un piccolo numero di tecnici che ci aiuta.

Entro per primo. La Soyuz è completamente buia. Accendo la luce e prendo posizione sul sedile di sinistra. Poi arriva John. L’ultimo è Sergei.

Ci siamo tutti, ora. Allacciati ai sedili e pronti. Proviamo i sistemi, poi è solo il momento di aspettare. In qualche senso è come essere in un simulatore. Ma a volte il razzo sembra riscaldarsi i muscoli, pronto alla partenza. Qualche suono, qualche vibrazione della capsula, ci ricordano che non siamo in un simulatore, ma sul vero razzo.

La navicella spaziale è stata lanciata dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan alle 06.46 ora locale (02.46 CEST)
La navicella spaziale è stata lanciata dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan alle 06.46 ora locale (02.46 CEST)

15 aprile 2005, 06:46:23, ora locale.

Conto alla rovescia: 3, 2, 1, Pusk! (in russo significa: partenza)

Dentro tutto inizia a vibrare. All’inizio è quasi impercettibile, poi diventa sempre più evidente, fino al punto che ti chiedi se il sistema davvero riuscirà a rimanere stabile.

Il razzo ha tre differenti stadi, che funzionano a quote diverse. L’intera corsa dalla superficie terrestre fino ai 200 km di quota dura circa 9 minuti, duranti i quali ci sono tre stadi del motore che si accendono e si spengono, uno dopo l’altro. Verso il termine della corsa l’accelerazione si fa davvero notevole.

A metà strada tra Terra e Spazio, lo scudo metallico che protegge il modulo di comando viene espulso. E questo ci sorprende, per l’esplosione e per la luce che d’improvviso penetra attraverso le due piccole finestre circolari dell’abitacolo.

Ma quando l’ultimo stadio si spegne, tutto dentro torna rapidamente alla quiete. E poi inizio a capire che c’è qualcosa di strano: le cose intorno a me fluttuano. Ci siamo, siamo in microgravità.

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