Esopianeti

Non abbiamo ancora le tecnologie per scattare foto dettagliate degli esopianeti, ma un artista ha creato questa immagine per rappresentarne il possibile aspetto. Copyright: ESA/Hubble, M. Kornmesser

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14 Novembre 2019

Nel Sistema Solare vi sono otto pianeti che orbitano intorno alla stella più vicina, il Sole. Sapevate, però, che nello spazio esistono moltissimi altri pianeti che orbitano intorno alle stelle che vediamo di notte? Sono i pianeti extrasolari, chiamati anche esopianeti.

Scoprire gli esopianeti è estremamente difficile. Sono talmente lontani che non possiamo vederli osservando semplicemente lo spazio con un normale telescopio. Sono anche molto piccoli e ‘pallidi’ rispetto alle stelle intorno a cui orbitano. Ciò significa che gli astronomi a caccia di esopianeti devono armarsi di tecniche davvero potenti!

La prima tecnica usata dagli astronomi per cercare gli esopianeti è il metodo della velocità radiale, che si manifesta con il cosiddetto “dondolio stellare”. Mentre un pianeta orbita intorno a una stella, la sua forza di gravità agisce su di essa, facendo sì che dal nostro punto di osservazione la stella sembri dondolare nello spazio. L’effetto è lieve, ma usando strumenti molto sensibili è possibile individuare alcuni esopianeti dal dondolio delle loro stelle!

Una tecnica di rilevamento oggi maggiormente utilizzata è il metodo del transito. Il transito è la fase in cui un esopianeta passa davanti alla sua stella e, così facendo, blocca una piccolissima parte della sua luce. Dal nostro punto di osservazione sulla Terra, la stella appare leggermente meno luminosa durante il transito, mentre riacquista tutta la sua luce quando non è più coperta dal pianeta. La differenza di luminosità risultante è un indizio della possibile presenza di un esopianeta! I transiti sono difficili da rilevare perché la variazione di luminosità è molto leggera, ma ci si può riuscire usando speciali telescopi dedicati alla ricerca degli esopianeti, come il CoRoT dell’ESA! Anche la missione CHEOPS dell’ESA lanciata nel 2019 utilizza il metodo del transito.

Il metodo del transito si è dimostrato molto efficace. Quando un pianete passa davanti alla sua stella blocca una parte della sua luce, creando un effetto che a volte può essere rilevato. Copyright: ESA

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Un’altra tecnica, che sarà usata anche nella missione Gaia dell’ESA, è l’astrometria. Di notte possiamo seguire le traiettorie su cui si muovono le stelle nel cielo, ma possiamo anche prevedere con estrema precisione le loro posizioni nel corso degli anni. Se una stella ha un pianeta, il suo movimento sarà leggermente diverso da quello previsto – la differenza sarà davvero minima, ma sufficiente perché Gaia possa rilevarla!

Questi sono i metodi principali usati per individuare i pianeti extrasolari, ma ne esistono anche altri. A volte è perfino possibile fotografarli usando gli osservatori professionali – benché le immagini risultanti appaiano molto meno nitide rispetto a quelle dei pianeti del nostro Sistema Solare.

Sfoderate la vostra creatività! Provate a immaginare un esopianeta e a disegnarlo. Come si chiama il vostro esopianeta? Come è stato scoperto? Come è fatto? Ospita qualche forma di vita? Copyright: ESA – SJM Photography

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Finora, l’uso di tutte queste tecniche ci ha permesso di scoprire migliaia di pianeti extrasolari, e ne vengono continuamente rilevati di nuovi. È possibile che su qualcuno esistano forme di vita? Magari anche creature intelligenti come noi? Cosa ne pensate?

Questo è di certo un momento molto interessante per studiare gli esopianeti!

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