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Anno 2001: un’odissea sulla Terra

20/12/2001 409 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Il 2001, l’anno della celebre odissea nello spazio di Stanley Kubrick, si sta per concludere. Ma è stata davvero un’odissea oppure tutto è filato liscio?

Il 2001 non passerà certo alla storia per un’odissea nello spazio. Eventualmente l’odissea, una brutta odissea, la stiamo vivendo sulla Terra.

Il rientro a casa che ha attirato di più attenzione dei media è stato senz’altro quello della stazione spaziale russa Mir, che è stata fatta precipitare sulla Terra dopo 15 anni di permanenza nello spazio, conquistandosi degnamente un nome nella storia dell’era spaziale.

In gennaio la Mir era stata raggiunta da una navetta automatica russa, un Progress, dello stesso tipo di quelli che sono utilizzati per rifornire la Stazione Spaziale Internazionale. Il Progress doveva servire come “freno”, in modo da provocare il rientro in atmosfera della stazione.

La Mir sorvola la Nuova Zelanda
La Mir sorvola la Nuova Zelanda

L’ora X della Mir è scattata all'una e 33 del 23 marzo, quando i motori del Progress si sono accesi per la prima volta, sparando il loro propellente in senso opposto alla velocità della stazione, frenandone la corsa. Nel corso dell'orbita successiva l’operazione è stata ripetuta, in modo che entro qualche orbita la Mir si è portata a circa 90 km dalla superficie terrestre.

Quando la Mir ha raggiunto gli strati più densi dell'atmosfera, verso le 6 di mattina del 23 marzo, i motori del Progress hanno svolto per l’ultima volta la loro azione frenante. La Mir stava sorvolando l’Africa: non ha potuto far altro che seguire la forza di gravità, che la riportava definitivamente a Terra. La sua parabola si è spenta contro l’Oceano Pacifico, nella totale sicurezza di chi temeva che un pezzo di stazione russa potesse finirgli in testa.

Guidoni nella Stazione Spaziale
Guidoni nella Stazione Spaziale

Per una Mir che scende, una Stazione Spaziale Internazionale che cresce. Il 2001 è stato l’anno in cui alla costruzione si è affiancata anche l’attività di ricerca sulla Stazione Spaziale, il motivo per il quale è stata costruita.

Il primo esperimento europeo è stato lo Europe’s Advanced Protein Crystallisation Facility, un esperimento sulla cristallizzazione delle proteine in assenza di gravità.

Le proteine sono le molecole alla base della vita: da ogni gene deriva una proteina e di proteine sono fatte, per esempio, le membrane cellulari. Le proteine sono costituite da amminoacidi. Ma poiché il numero di amminoacidi è relativamente ridotto, anche la forma e la struttura di una proteina è fondamentale per determinarne le proprietà.

Per studiare la struttura di una proteina, il mezzo migliore è la cristallografia a raggi X: il problema è che le proteine non cristallizzano facilmente. Un ambiente privo di gravità ne favorisce invece la formazione, perché la gravità è uno delle principali cause di irregolarità nei cristalli.

L’esperimento europeo è un passo in avanti su questa strada. I cristalli sono stati riportati a terra con l’ultimo volo dello Shuttle Endeavour, atterrato il 17 dicembre. E i risultati saranno presto analizzati.

E non dimentichiamo che il 2001 è stato anche l’anno del primo europeo sulla Stazione Spaziale, l’italiano Umberto Guidoni, che ha raggiunto la Stazione a bordo dello Shuttle Endeavour, il 21 aprile. E in ottobre l’astronauta francese Claudie Haigneré è diventata la prima donna europea a sbarcare sulla Stazione Spaziale.

SOHO-EIT solar corona image
SOHO-EIT solar corona image

L’ESA ha come suo compito istituzionale quello di sfruttare lo spazio per ampliare le nostre conoscenze astronomiche. Che cosa è successo nel corso di questo anno?

È sempre difficile riassumere i risultati di un anno, perché la scienza molto spesso va avanti grazie a piccoli contributi oppure a scoperte la cui rilevanza è compresa con il tempo.

Ma per cavarrmela in due battute, posso ricordare che il 2001 è stato l’ultimo anno in cui il ciclo solare è al suo massimo. E all’osservazione del Sole e allo studio dell’interazione fra Sole e Terra sono dedicate ben 3 fra le missioni europee in corso: SOHO e Ulisse, in collaborazione con la NASA, e Cluster, una missione ambiziosa tutta europea. Le prime due sono missioni che hanno già dato enormi risultati: la prima, per esempio, che nasce per osservare l’eliosfera del Sole, è diventato un prodigioso cacciatore di comete: in 6 anni di attività ne ha scoperte 367, un numero spaventoso.

E a proposito di comete, occorre ricordare anche che in novembre, è entrata nella sua fase finale la preparazione per la missione Rosetta: Rosetta è una sonda che sarà lanciata nel 2003, raggiungerà nel 2011 la cometa Wirtanen e si farà trascinare dalla cometa nel suo avvicinarsi al Sole. E nel lungo viaggio verso la cometa, passerà vicino a due asteroidi, due corpi del nostro sistema solare molto interessanti e probabilmente “imparentati” con le comete stesse.

Artemis communicating with a low orbit satellite
Artemis communicating with a low orbit satellite

Infine qualche giorno fa ha dato segnali di vita anche Artemis, il satellite europeo per telecomunicazioni per il quale si era temuto il peggio. Che è successo?

Artemis era stato lanciato in luglio, ma non era riuscito a raggiungere l’orbita prevista, a 36 000 km sulla superficie della Terra. Doveva infatti essere un satellite geostazionario e sfruttare questa posizione per svolgere un ruolo, in un certo senso, di “smistatore” di dati. Artemis è infatti in grado di ricevere segnali da un altro satellite in orbita, per esempio in orbita bassa, a soli 400-800 km sulla superficie terrestre, e poi di rinviarli verso Terra. In questo modo si velocizzavano le comunicazioni dei satelliti in bassa quota.

Tuttavia il lanciatore su cui era a bordo, un Ariane 5, ha fornito meno spinta del previsto, e il povero Artemis si è trovato a una quota molto più bassa del previsto, rischiando di mancare completamente la missione. In questi mesi si è lavorato per alzarlo di quota, tanto che è arrivato a circa 32000 km, dai circa 4000 a cui si trovava dopo il lancio: e nel giro di due anni dovrebbe raggiungere la quota prevista inizialmente. Insomma, forse l’unica vera odissea l’ha vissuta proprio Artemis: ma come Ulisse sta raggiungendo la sua Itaca.

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