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Il monitoragio dell'ozono nell'emisfero settentrionale
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Il bello e il brutto tempo

07/02/2002 735 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Negli ultimi mesi sono stati più volte rilevati assottigliamenti dello strato di ozono stratosferico sopra l'Europa. Era già capitato nel novembre 2001, e ora è successo per diversi giorni di seguito, alla fine di gennaio. Che cosa sta accadendo sopra le nostre teste? Il buco nell'ozono non era sopra l'Antartide?

L'ozono presente nella stratosfera, cioè quello strato di atmosfera che va da circa 10 a 45 km di quota, è uno dei principali "schermi naturali" in grado di fermare i raggi ultravioletti del Sole.

In questi mesi, utilizzando i dati raccolti da satelliti dedicati all'osservazione della Terra, come il satellite europeo ERS 2, alcuni scienziati hanno scoperto che intensi flussi di aria tropicale, usualmente più povera di ozono, arrivano sull'Europa più spesso di quanto non pensassimo: l'effetto è proprio quello di diluire il contenuto di ozono. L'assottigliamento che è stata misurato comporta un aumento di circa il 20-30% nell'esposizione ai raggi ultravioletti: un aumento significativo, dunque, anche se bisogna sottolineare che questi "buchi" nell'ozono si aprono e si richiudono con una certa rapidità, proprio perché sono dovuti a flussi d'aria.

Più che preoccuparci, dovremmo soprattutto capire se a livello di stratosfera è in atto un vero e proprio cambiamento della meteorologia.

Envisat
Envisat

Alla fine di febbraio sarà lanciato un nuovo satellite europeo per l'osservazione della Terra, Envisat, che la prossima estate sarà raggiunto da un satellite dell'ESA per la meteorologia: un Meteosat di seconda generazione. Di che cosa si tratta?

Lo scopo finale di Envisat e dei Meteosat è quello di aiutarci a comprendere i fenomeni climatici e meteorologici della Terra ma i due satelliti sono profondamente diversi fra loro. Envisat orbiterà intorno al nostro pianeta a circa 400 km di quota, facendone un vero e proprio check-up: stato dei ghiacci, temperature superficiali dei mari, abbondanza di ozono e altri gas in atmosfera. I dati raccolti serviranno a comprendere le variazioni del clima su grandi scale temporali.

I Meteosat di seconda generazione, che nascono grazie alla collaborazione tra ESA e Eumetsat, sono invece satelliti per la meteorologia, cioè lo studio dei fenomeni che si sviluppano su scale temporali ridotte. Questa seconda generazione di satelliti arriva proprio a 25 anni dal primo lancio di un satellite Meteosat, che avvenne nel 1977. I dati raccolti dai satelliti meteorologici trovano, per molti aspetti, applicazioni immediate: per esempio le animazioni che vengono mostrate durante le previsioni del tempo, in cui si vedono le perturbazioni nuvolose che si muovono, sono composte da immagini ciascuna delle quali è ottenuta da un numero enorme di dati, acquisiti in circa 30 minuti.

Il Meteosat di seconda generazione
Il Meteosat di seconda generazione

Parli di una serie di Meteosat di seconda generazione: ce ne saranno altri?

Il satellite che sarà lanciato in estate sarà solo il primo: altri saranno lanciati a distanza di qualche anno l'uno dall'altro. Ma anche oggi quando si parla "del" Meteosat, in un certo senso, si commette un errore. In questo momento sono operativi ben tre satelliti di questa serie: Meteosat 5, lanciato nel 1991, Meteosat 6, lanciato nel 1993 e Meteosat 7, lanciato nel 1997.

I satelliti Meteosat sono tutti satelliti geostazionari: cioè orbitano intorno alla Terra con la stessa velocità di rotazione della Terra stessa: quindi appaiono immobili in un punto della sfera celeste, a 36 000 km di quota. Mentre percorrono la loro orbita equatoriale, che giace cioè sullo stesso piano dell'equatore terrestre, i Meteosat ruotano su loro stessi per ben 100 volte ogni minuto. Naturalmente i tre satelliti, che si muovono lungo la stessa orbita, si trovano a longitudini diverse.

Il Meteosat 7, che fornisce le immagini che vediamo quotidianamente, è sopra l'equatore, a 0 gradi di longitudine. In questo modo "fotografa" strisce del nostro pianeta, che vanno dal polo sud al polo nord. E in 30 minuti ha coperto l'intera sezione della Terra che riesce a vedere. A questo punto i dati sono mandati a una stazione di terra dell'ESA, dove vengono rapidamente analizzati e rispediti verso il satellite. I dati così elaborati, pronti per essere usati, sono smistati a migliaia di stazioni in tutto il mondo che li utilizzano - per esempio - per le previsioni del tempo.

Le nuvole su di noi, viste dalla Stazione Spaziale Internazionale
Le nuvole su di noi, viste dalla Stazione Spaziale Internazionale

In che modo i Meteosat di seconda generazione saranno migliori degli attuali?

I Meteosat attuali possono osservare la Terra in tre bande luminose diverse: attraverso cioè un rivelatore sensibile alla luce visibile e attraverso due rivelatori sensibili all'infrarosso, che è un modo di misurare quanto vapor d'acqua è presente nelle nubi. I Meteosat di seconda generazione sono in grado di osservare la Terra in ben dodici bande luminose diverse, dandoci la possibilità di misurare la temperatura della sommità delle nubi, quella delle terre e quella dei mari; inoltre saranno misurate anche le abbondanze atmosferiche di anidride carbonica e di ozono.

Un'altra differenza è che, mentre fra un'immagine e l'altra degli attuali Meteosat passano 30 minuti, con il Meteosat di seconda generazione dovremo aspettare solo 15 minuti. Ci offrirà dunque un quadro temporale molto più dettagliato. Infine, mentre il Meteosat attuale, almeno nella banda visibile, non è in grado di distinguere due oggetti che siano più vicini di 2,5 km, la nuova generazione di satelliti sarà in grado di separare due oggetti distanti anche solo 1 km. In sostanza, il Meteosat di seconda generazione sarà molto più dettagliato nelle proprie osservazioni.

La raccolta di tutti questi dati non faciliterà soltanto la decisione di ciascuno di noi circa il prendere o meno l'ombrello uscendo di casa al mattino. Grazie al miglioramento delle previsioni del tempo è possibile una migliore organizzazione del lavoro: basti pensare ai cantieri di costruzioni a cielo aperto. Oppure alla strategia nella produzione di energia elettrica: un solo grado di diminuzione di temperatura, d'inverno, significa un fabbisogno energetico molto maggiore, e dunque una richiesta di energia che deve essere prevista per essere soddisfatta. Senza pensare, per esempio, alla prevenzione che una previsione del tempo dettagliata può determinare sugli incidenti stradali: prevedere con grande probabilità che su una certa strada, in certe ore notturne ci sarà del ghiaccio significa avvertire non solo le protezioni civili, ma i cittadini stessi circa i rischi che possono correre.

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