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Il patto contro i disastri naturali: due anni dopo

11/07/2002 382 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Nel giugno 2000 è stato firmato il primo accordo fra Agenzia Spaziale Europea ed ente spaziale francese (CNES) per l'utilizzo dei satelliti per il controllo delle operazioni di intervento in caso di disastri naturali.

Che risultati sta dando l'accordo, a due anni dalla sottoscrizione?

Dal novembre 2000 ai primi mesi dell'anno in corso l'intervento satellitare è stato richiesto e ottenuto in 20 venti occasioni. L'agenzia spaziale canadese ha aderito all'accordo nell'ottobre dello stesso anno, seguita l'anno successivo dall'Organizzazione per la ricerca spaziale dell'India e dalla NOAA statunitense.
Il "patto contro i disastri naturali", come incendi, terremoti, inondazioni, nasce da una constatazione semplice: un singolo satellite non riesce a coprire le esigenze delle protezioni civili.
I satelliti per l'osservazione della Terra si muovono lungo orbite polari o quasi polari, che non hanno lo stesso periodo di rotazione della Terra. Alcune orbite si mantengono su un piano fisso, per esempio, mentre la Terra ruota.
ERS2, per esempio, compie un'intera orbita terrestre in 80 minuti e, sfruttando le rotazioni che abbiamo descritto, ripassa sopra lo stesso luogo ogni 3 giorni. Il satellite francese SPOT ne impiega invece 26 per ritornare esattamente al punto di partenza. E, anche se alcuni satelliti sono orientabili, questo può non essere sufficiente: in caso di disastri naturali la velocità con cui si ottengono informazioni è un elemento chiave.
Per fornire tempestivamente dati utilizzabili alle protezioni civili occorre una costellazione di satelliti, magari con caratteristiche diverse.

Quale è la procedura con la quale richiedere l'utilizzo dei satelliti?

Di fronte a una situazione di emergenza, alcuni enti come per esempio le protezioni civili dei paesi che aderiscono alla Charter, sono autorizzati a richiedere l'utilizzo delle applicazioni satellitari.
Chiamando un numero riservato si fa scattare l'intera procedura: un esperto fornisce un piano d'intervento, contattando i responsabili del satellite o dei satelliti che possono osservare la regione colpita. Nel frattempo viene nominato un responsabile che controlla che il piano venga eseguito correttamente e si accerta che i dati acquisiti dal satellite arrivino agli enti che li hanno richiesti.
Per accorciare al massimo i tempi di intervento, l'ESA predispone anche dei piani di previsione. Per esempio nei giorni scorsi erano state segnalate delle precipitazioni "a rischio" in Bangladesh: l'ESA aveva preparato un piano di osservazione per la zona, pronto a scattare in caso di richiesta.

Con il lancio di Envisat è possibile pensare a un miglioramento del servizio?

Al momento l'ESA impegna nella Charter ERS2. Naturalmente se Envisat dovesse essere "arruolato" è chiaro che potranno esserci miglioramenti. Per esempio Envisat meglio di ERS2 è in grado distinguere certi dettagli che possono essere utili in situazioni di emergenza.
In particolare l'ASAR, cioè il radar avanzato ad apertura sintetica è il primo radar che può utilizzare sia in trasmissione che in ricezioni segnali polarizzati orizzontalmente o verticalmente.
E questa caratteristica gli permette di migliorare la classificazione dei terreni che, usando luce polarizzata in un solo modo, possono apparire piuttosto simili.
La capacità riflettente di una superficie dipende infatti dalla polarizzazione della luce: utilizzare due tipi diversi di polarizzazione permette di acquisire più informazioni sulla superficie riflettente.
Questo accade perché quando la luce polarizzata in un certo modo si riflette o meglio viene diffusa dal terreno, la sua polarizzazione cambia. Si può allora decidere di ricevere il segnale sia in polarizzazione verticale (V) che in polarizzazione orizzontale (H).
L'ASAR è in grado di ottenere due immagini diverse della stessa scena, combinando polarizzazioni diverse della luce in uscita e in entrata secondo quattro combinazioni: VV HH VH HV

La polarizzazione della luce gioca dunque un ruolo fondamentale. Ma possiamo descrivere la polarizzazione della luce in modo semplice?

Non lo so, ma ci possiamo provare.
Prendiamo gli occhiali da sole con lenti polaroid: le lenti sono costituite da filtri che lasciamo passare solo la luce che ha una determinata polarizzazione.
Possiamo immaginare la luce come costituita da onde elettromagnetiche: "elettromagnetico" significa che in ogni punto dello spazio in cui c'è luce, ci sono un campo magnetico e un campo elettrico. "Onda" significa che i valori del campo magnetico ed elettrico aumentano e diminuiscono regolarmente nel tempo, con periodicità regolare.
Se la luce si propaga dal punto A al punto B, il campo elettrico è perpendicolare alla direzione di propagazione, mentre il campo magnetico è perpendicolare sia alla direzione di propagazione che al campo elettrico.
Un'onda elettromagnetica si dice polarizzata verticalmente quando il campo elettrico oscilla mantenendosi lungo la direzione fissata come asse verticale. Ed è polarizzata orizzontalmente quando il campo elettrico oscilla lungo la direzione perpendicolare alla prima.

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