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Imagine che mostra l'attracco della Soyuz con la ISS con uno sfondo lunare
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Il punto sullo spazio

16/10/2003 2575 views 3 likes
ESA / Space in Member States / Italy

È durata 21 ore la presenza di un astronauta cinese nello spazio: Yang Liwei è rientrato a Terra verso la mezzanotte di mercoledì.

Un lancio storico, che fa della Cina il terzo paese ad aver mandato i propri astronauti nello spazio con lanciatori sviluppati in casa. Il direttore generale dell’ESA Jean-Jacques Dordain ha immediatamente mandato i suoi saluti alla Cina e all’astronauta Yang Liwei.

Del resto i rapporti fra Cina e Agenzia Spaziale Europea risalgono a diversi ani fa: già nel ’93 iniziò una cooperazione per la missione Cluster, una flottiglia di 4 satelliti dedicati allo studio dello spazio tra Terra e Sole. Una collaborazione su una missione simile, la Double Star, prenderà il via il prossimo dicembre, quando un lanciatore cinese Long March 2C metterà in orbita il primo dei de satelliti che compongono la missione. Il secondo satellite sarà messo in orbita con le stesse modalità nella primvara. Dei 18 strumenti che studieranno gli effetti del sole sulla Terra, ben 10 sono europei, mentre 8 sono cinesi.

 

Certamente la Cina ha catalizzato l’attenzione del pubblico, in questi giorni, anche grazie a una certa assenza di notizie relative alla Stazione Spaziale Internazionale. Ma che cosa si sta facendo per aumentare l’impatto scientifico e tecnologico della Stazione?

Le attività sulla stazione proseguono in modo regolare, e lo stesso accade per le attività di supporto a Terra. Per limitarci all’Italia, per esempio, la scorsa settimana è stato inaugurato il centro Altec, a Torino, che è un centro multifunzionale nato principalmente con lo scopo di supportare logisticamente e ingegneristicamente le attività sulla stazione spaziale.

Altec è una società di nuova costituzione, voluta da Alenia Spazio, enti locali, Finmeccanica che rappresenta una vera e proprio opportunità per le industrie spaziali e non che vogliono avvicinarsi al mondo della microgravità. Tra i compiti di Altec c’è anche quello di promuove anche la cultura dello spazio nel suo complesso: educazione, formazione, didattica. Dal 11 ottobre è aperta una mostra presso la sede di Altec, in cui si trovano anche modelli strutturali dei moduli e dei sistemi spaziali abitati: Spacelab, Spacehab, MPLM, CRV.

Il fatto che Altec nasca a Torino non è un caso. Da una parte segna una continuità con la tradizione delle industrie spaziali torinesi, visto che Alenia in primo piano è stata responsabile della costruzione di circa il 50% dello spazio abitato attualmente dagli astronauti in orbita. E dall’altra parte promuove il ritorno alla competitività a livello europeo delle industrie italiane.

I satelliti Cluster studiano gli effetti del vento solare
I satelliti Cluster studiano gli effetti del vento solare

La Stazione Spaziale è stata concepita come una struttura da assemblare nello spazio attraverso i voli dello Shuttle. Ma non è stata una sfida troppo rischiosa, alla luce del fatto che un solo incidente Shuttle ne sta di fatto ritardando la costruzione da mesi?

Certamente la NASA e il mondo intero sono rimasti traumatizzati dall’incidente del Columbia, in cui, ricordiamolo, hanno perso la vita 7 persone. E parte del “trauma” è dovuta a una non corretta percezione del ruolo delle agenzie spaziali: per quanto lo spazio sia oggi raggiungibile con una certa facilità, non si deve dimenticare che esiste comunque una dose di rischio. Non siamo ancora nell’epoca del turismo spaziale. Il trauma della NASA, insomma, deriva anche dall’immagine vincente che la imprigiona.

Lo Shuttle è un ottimo esempio, in questo senso. All’inizio degli anni ’80, dopo soli 4 voli dello Shuttle, il presidente statunitense Ronald Reagan dichiarò la navicella “operativa”, in grado cioè di assicurare una connessione di routine tra terra e spazio. Fu una forzatura, dovuta alla necessità della NASA di vedere approvato in tempi rapidi il suo progetto di volo umano nello spazio e di mantenere anche la leadership mondiale nei lanci.

Non dimentichiamo che in quegli anni avevano fatto la loro comparsa i lanciatori europei, i primi Ariane, che garantivano lanci a costi molto competitivi. Solo oggi l’amministratore della NASA torna a parlare di veicolo sperimentale. E probabilmente questa è la prospettiva migliore. Le Agenzie Spaziali lavorano alla frontiera della ricerca, con i rischi che ne derivano.

Il lanciatore Soyuz-Fregat
Il lanciatore Soyuz-Fregat

Ma non c’erano alternative per l’assemblaggio della stazione? Per esempio i russi hanno costruito la loro stazione spaziale, la MIR, attraverso veicoli automatici.

Per capire certe scelte si deve tener conto del fatto che la Stazione Spaziale Internazionale nasce in primo luogo come progetto NASA e né la NASA né l’ESA hanno sviluppato un tecnica di attracco automatico.

La Russia si è unita al progetto solo in una seconda fase, portando il proprio bagaglio di tecnologia e di esperienza. E non appena questo è successo, la tecnica russa di attracco automatico è stata adottata sia per i voli dei Proton, che sono navicelle cargo fondamentali per l’approvvigionamento degli astronauti sulla Stazione. sia per l’assemblaggio dei primi due moduli della stazione spaziale, nel 1998.

Se da una parte la scelta di assemblare la stazione attraverso lo shuttle può essere stata rischiosa, bisogna riconoscere che il coinvolgimento russo nell’impresa è stato un gesto lungimirante, visto che in questo periodo di atterramento degli Shuttle, tutti i trasferimenti tra Terra e Stazione spaziale sono condotti attraverso la Soyuz russa.

E il 18 ottobre, da Baikonour, è previsto il lancio della missione Cervantes, condotta proprio su un Soyuz russo, a cui partecipa l’astronauta europeo Pedro Duque e che avremo modo di seguire la prossima settimana, dopo l’attracco alla Stazione Spaziale.

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