ESA title
Il protocollo di Kyoto
Agency

Spazio alla consapevolezza ambientale

04/12/2003 428 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Dal 1 al 12 dicembre si svolge a Milano la nona conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico. Obiettivo della conferenza, la discussione sui vari aspetti per implementare il protocollo di Kyoto e per chiarire le azioni da intraprendere. L'ESA è presente e il 3 dicembre ha presentato alcuni risultati.

È facile intuire che, in generale, l'osservazione della terra dallo spazio può dare un contributo rilevante per la salvaguardia dell'ambiente. Dal punto di vista scientifico, è chiaro che l'ESA può fornire immagini e servizi attraverso i suoi satelliti; e poiché attorno al protocollo di Kyoto non ruotano solo questioni ambientali, ma anche politiche, il contributo più significativo che possa dare l'ESA è quello di fornire dati, misure che possano essere valutabili da parte delle autorità politiche.

Da qualche anno l'ESA ha avviato un'intensa ricerca nel settore delle celle solari di nuova tecnologia, un campo che fino a qualche tempo fa era dominato dagli USA. Sono state messe a punto delle celle solari a tripla giunzione di arseniuro di gallio, che hanno un'efficienza di circa il 24,6% e che rappresentano un notevole balzo in avanti rispetto al 6-18% di cui si parlava prima.

Le ricerche europee hanno portato all'utilizzo delle nuove celle solari per la prima missione lunare europea Smart-1, lanciata il 27/28 settembre di questo anno. E qualche settimana dopo i pannelli solari hanno avuto anche una passerella d'eccezione, quando si è disputato in Australia il settimo campionato mondiale per le auto alimentate a energia solare.

Da Darwin, una città sulla costa nord dell'Australia, la corsa si è snodata per 3010 km attraverso il deserto australiano, fino a concludersi sulla costa Sud, ad Adelaide.

La gara è stata vinta proprio dall'auto "solare" europea Nuna II, che ha percorso la distanza tra Darwin e Adelaide in circa 31 ore, abbassando di oltre un'ora e mezzo il precedente record. Record che era stato stabilito nel 2001 e che apparteneva alla prima versione di Nuna. Un successo europeo che si ripete, insomma.

Affrontare questi problemi in ambito non soltanto scientifico, riguardo al protocollo di Kyoto, significa prima di tutto capire di che cosa hanno bisogno gli enti (le protezioni civili, i politici, le organizzazioni non governative) e in che modo l'ESA può rispondere a questa domanda, fornendo i dati più chiari e stringenti possibile, quale sia il modo più efficiente per fornirli ai paesi e come i paese più poveri possano garantirsi un servizio come questo a basso costo.

Dal punto di vista tecnico-scientifico, significa invece capire quali sono i limiti delle attuali tecnologie spaziali.

Foreste bruciando in Spagna
Foreste bruciando in Spagna

Quali sono stati i passi concreti dell'Agenzia Spaziale Europea?

A partire dal 2001 l'ESA, in accordo con la Commissione Europea, ha dato vita legate a un progetto, TESEO, che ha dimostrato la fattibilità di studi e di analisi da satellite, articolandosi in quattro punti:

  • l'inquinamento marino, causato per esempio dalle perdite di petrolio sia negli oleodotti che in caso dei disastri ecologici come quello della nave cisterna;
  • le così dette terre "umide", cioè quelle terre emerse in cui l'acqua gioca un ruolo predominante nel mantenere le condizioni ambientali. Sono un esempio le coste , oppure le paludi, oppure i mari che non raggiungono i 6 metri di profondità;
  • il monitoraggio delle foreste, direttamente connesso con il protocollo di Kyoto;
  • la desertificazione, che è causata soprattutto dall'attività umana, oltre che dai cambiamenti climatici

A TESEO è succeduto un altro progetto Kyoto Inventory, iniziato alla fine del 2002, che controlla le emissioni di biossido di carbonio a livello nazionale o regionale di cinque paei europei: Svizzera, Italia, Finlandia Norvegia e Paesi bassi. E adesso iniziano ad essere pronti i risultati dei 5 test.

 

Ma in che modo, cioè attraverso la raccolta di quali dati, l'ESA può dare una mano alla protezione ambientale?

Una delle attività più importanti è senz'altro il monitoraggio forestale. E, in effetti, all'inizio del 2003, l'ESA ha iniziato una seconda attività di controllo forestale, nell'ambito del programma di Monitoraggio Globale per la Sicurezza Ambientale (GMES).

Le aree forestali, com'è noto, servono da polmone vitale del pianeta, assorbendo biossido di carbonio, metabolizzandolo e trasformandolo in energia per la pianta e liberando ossigeno.

Dunque occorre che ciascun paese curi le proprie foreste e possibilmente ne impianti di nuove. Al contrario, disboscare e peggio ancora disboscare bruciando le foreste fa aumentare in modo vorticoso il rilascio di biossido di carbonio nell'atmosfera.

In questo contesto, i prodotti che vengono forniti agli utenti finali possono essere, per esempio, le mappe di disboscamento ricavate dal confronto di dati radio in anni diversi. Per queste attività si usano per esempio i dati dei satelliti europei ERS1 e ERS2: le foreste vengono illuminate da un fascio di onde radio, di cui si raccoglie l'eco. L'eco prodotto fornisce un'immagine della foresta stessa. Ripetendo l'operazione anni dopo e confrontando le immagini si ottiene la mappa di deforestazione.

Un altro prodotto, per esempio, è la stima della biomassa e della quantità di biossido di carbonio che può assorbire: in questo caso i dati da satellite sono integrati da ricognizioni in loco, ma offrono quella misura estesa che solo una campagna lunga e costosa potrebbe fornire.

Insomma, uno dei vantaggi è proprio la visione globale che un satellite può avere di un determinato territorio. Ma in questo modo l'ESA o la NASA non ci spiano attraverso i loro satelliti?

Come ho già avuto modo dire altre volte, l'ESA non costruisce satelliti spia. Nello specifico, poi, i satelliti per le osservazioni della Terra non hanno le capacità tecniche per "spiarci".

Un satellite come gli ERS o il LANDSAT canadese, un altro partner storico dei satelliti europei, oppure il satellite ambientale europeo ENVISAT, funzionano in modo completamente diverso: il radar di cui si servono è uno strumento attivo, che illumina la Terra con un fascio di onde radio, che successivamente raccoglie. Ma le onde radio hanno una lunghezza d'onda molto grande, dell'ordine di diversi metri. E maggiore è la lunghezza d'onda, minore è il dettaglio con il quale si ottiene l'immagine. Un immagine, poi, che è molto difficile da interpretare, proprio perché il mondo nelle onde radio non appare certo simile al mondo nella luce visibile.

Un ulteriore precisazione: l'uso dei satelliti non comporta di per sé la risoluzione dei problemi, ma è senz'altro un ottimo strumento in più, attraverso il quale si possono fare attività che in passato non potevano essere fatte. Nonostante questo, i satelliti non eliminano certo gli errori, perché nella scienza le misure non sono mai precise. E non sto parlando di misure da satellite, ma qualsiasi tipo di misura. L'errore nella misura fa parte del metodo della scienza. Questa è una delle ragioni per cui servono molti esperimenti, molti satelliti, osservazioni ripetute.

Related Links