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Envisat, un satellite al servizio della Terra

02/12/2004 1157 views 0 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Con la ratifica del protocollo di Kyoto da parte della Russia, il protocollo diventa effettivo a partire dal 16 febbraio 2005. Che cosa cambia per l’Agenzia Spaziale Europea?

Il protocollo diventa effettivo, quindi i paesi firmatari saranno vincolati al suo rispetto. Questo mette l’ESA in una posizione di responsabilità: satelliti come Envisat sono in grado di controllare molti aspetti del nostro pianeta, che vanno dalla composizione atmosferica allo stato dei ghiacci polari, alla temperatura superficiale dei mari, alla dinamica dei venti. Il controllo, naturalmente, è di tipo scientifico: sono dati che si accumulano anno dopo anno.

Envisat, infatti, pur essendo il satellite più avanzato nella storia dello spazio per l’osservazione della Terra, prosegue un lavoro iniziato ormai 13 anni fa, con il lancio di ERS1, il primo satellite ambientale europeo, seguito nel 1995 da ERS2. L’insieme dei dati ottenuti dai tre satelliti, per esempio, ha permesso di mettere in evidenza un aumento del livello medio degli oceani di circa 3 mm all’anno, mentre negli ultimi 10 anni l’aumento della temperatura media della superficie degli oceani è stata di 0,1°C. E solo qualche settimana fa abbiamo parlato della mappa globale di biossido di azoto, che mette bene in evidenza le zone di produzione e di ristagno dei gas serra.

Si tratta insomma di un metodo molto potente per controllare che i paesi dell’ONU che hanno aderito al protocollo agiscano coerentemente.

Mappa del rischio di desertificazione del Portogallo
Mappa del rischio di desertificazione del Portogallo

Oltre 16 milioni e mezzo di cittadini europei sono alle prese con il problema di una desertificazione che avanza. Come si affronta il problema dallo spazio?

Le attività umane sono tra i fattori della desertificazione: coltivazioni intensive e mal programmate, disboscamenti che non solo rendono il terreno meno compatto, quindi più esposto a frane e smottamenti, ma ne diminuiscono anche la fertilità, perché espongono agli agenti atmosferici lo strato di terreno superiore, ricco di humus, che si è andato formando negli anni. Senza dimenticare che ogni anno tra i 600 e gli 800 mila ettari di foreste europee vengono bruciate e che il 95% degli incendi è causato da negligenza, dolo o pianificazione.

L’ESA ha recentemente finanziato il progetto Desertwatch, che per quanto riguarda il Mediterraneo è stato realizzato in collaborazione con Italia, Spagna, Grecia e Turchia, che sono i paesi europei più esposti dell’area.

L’osservazione ripetuta da satellite, in questo caso Envisat e i satelliti statunitensi Landsat, permette di compilare mappe delle zone a rischio, di ottenere indici di impatto e di prevedere una serie di scenari possibili a breve e medio termine.

Tutto questo, però, deve fare i conti con il meccanismo climatico che ancora non conosciamo bene.

Mosaico MERIS dell' Africa - Maggio 2004
Mosaico MERIS dell' Africa - Maggio 2004

Lo sviluppo sostenibile è un altro tema caldo dei nostri tempi. E anche in questo campo, l’ESA collabora con istituzioni internazionali come l’ONU. Che progetti sono allo studio?

Ci sono molti progetti che contemporaneamente sono allo studio e in varie fasi di realizzazione. Un satellite come Envisat, infatti, raccoglie una grande mole di dati, che possono essere utilizzati in molti modi diversi. La strategia dell’ESA è di promuovere applicazioni a partire dalle necessità concrete di chi li usa: per esempio le protezioni civili hanno bisogno di mappe semplici da usare, ma complete di informazioni.

Da questo punto di vista, lo sviluppo sostenibile è una macroarea immensa. Si va dallo studio dei metodi per migliorare le condizioni di vita degli abitanti della regione dell’Himalaya, la zona abitata più alta del mondo, con una grandissima diversità di flora e fauna, ma anche con oltre 1000 tribù di etnie diverse. Un ambiente fragile, che oggi vive il rischio del riscaldamento globale e le temute conseguenze dello scioglimento di nevi e ghiacciai.

In molti casi, le osservazioni da satellite possono fornire informazioni preziose, sia sulla salute del territorio, sia sulla sua migliore gestione.

Previsione della qualità dell'aria a Londra
Previsione della qualità dell'aria a Londra

L’ESA sta preparando, insieme all’Unione Europea, un sistema molto esteso di monitoraggio della terra: 30 satelliti, che entro il 2012, ci spieranno dall’alto. Non è una prospettiva inquietante?

Il progetto GMES, Global Monitoring for Enviroment and Security ha lo scopo di rendere l’Europa indipendente in due settori cruciali: il monitoraggio ambientale e la sicurezza. Dal punto di vista scientifico, basti considerare l’esempio degli uragani che ogni anno colpiscono le coste meridionali degli USA o il Giappone. Sono legati al riscaldamento globale? E in che modo? Al momento non siamo vicini alla soluzioni di problemi come questi, perché ci sono troppe variabili in gioco: la temperatura superficiale dei mari, la direzione dei venti e, più in generale i meccanismi di scambio di energia tra oceano e atmosfera. In questi termini la rete satellitare del GMES garantisce senz’altro uno sforzo di cui abbiamo bisogno per capirne di più. Dal punto di vista della sicurezza, bisogna intendersi sul temine “sicurezza”: un conto è l’osservazione del territorio per scopi militari, che in questo momento l’ESA non può svolgere, un conto è la gestione del territorio in occasioni di emergenza, come disastri naturali o un migliore sfruttamento del territorio. È chiaro, però, che l’ESA sta diventando sempre più l’agenzia di riferimento dell’Unione Europea: il 24 novembre si è tenuto il primo “Consiglio Spaziale”, in cui 27 tra ministri europei e rappresentanti dell’ESA hanno discusso lo sviluppo della politica spaziale in Europa dei prossimi anni.

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