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Il settimo equipaggio della stazione spaziale internazionale

24/04/2003 2303 views 1 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Un anno fa iniziava l’impresa dell’astronauta italiano Roberto Vittori, il primo italiano a iniziare un’avventura nello spazio a bordo della navicella russa Soyuz. E in questi giorni è previsto il lancio del settimo equipaggio della stazione.

Poco prima dell’arrivo di Vittori, alla fine di aprile dello scorso anno, gli astronauti dello Shuttle Atlantis avevano trasportato in orbita e installato il primo elemento della futura “spina dorsale” della stazione spaziale. Al primo elemento di 13 metri, se n’è poi aggiunto un secondo in ottobre e infine un terzo nell’ultimo volo dello Shuttle prima del disastro del Columbia.

La “spina dorsale” della stazione è un asse formato da ben 11 blocchi, che alla fine raggiungerà una lunghezza di ben 109 metri. Avrà una molteplicità di funzioni: alloggerà i pannelli solari e i radiatori per disperdere nello spazio il calore in eccesso prodotto nella stazione spaziale; sosterrà i cavi per la distribuzione dell’energia elettrica, dei dati numerici e di quelli video; e persino un binario ideato per lo scorrimento del braccio robotizzato costruito dall’Agenzia Spaziale Canadese. Infine alloggerà anche una base mobile, installata nel giugno 2002, e che può essere utilizzata dagli astronauti per il trasporto di materiali durante le loro passeggiate spaziali. Per quanto riguarda l’ESA va ricordata una data in particolare: nel giugno 2002 è stato portato a bordo della stazione spaziale Glovebox “l’armadio per la scienza” europeo. Il Glovebox è in dotazione al laboratorio statunitense Destiny e viene impiegato per esperimenti da svolgere in ambienti sigillati.

La stazione spaziale internazionale sembra essere diventata scomoda per la NASA, che più volte ha ribadito di prendere in considerazione la riduzione del progetto. E in effetti l’equipaggio che è in partenza è di soli due astronauti. Questo significa che la Stazione Spaziale sta per essere ridimensionata?

Il settimo equipaggio è formato da due astronauti esperti, il russo Yuri Malenchenko e lo statunitense Ed Lu, già compagni di viaggio nel volo STS 106 dello Shuttle Atlantis, nel settembre del 2000. Fu il volo che precedette l’arrivo del primo equipaggio stabile della stazione spaziale. Il fatto che gli astronauti siano solo due non significa automaticamente che il progetto della stazione spaziale venga ridimensionato. È stata una scelta piuttosto obbligata, dopo l’incidente dello Shuttle Columbia nel febbraio scorso e la sospensione dei voli Shuttle per una revisione delle tre navicelle.

È chiaro che un equipaggio di due astronauti non riesce a fare la stessa mole di ricerca di un equipaggio di tre, ma questa situazione è chiaramente una soluzione di emergenza che permette di continuare con gli esperimenti avviati, di riportare a terra alcuni campioni sperimentali che devono essere esaminati e di proseguire con il programma di permanenza continuativa dell’uomo nello spazio.

ATV
ATV

A testimoniare il momento difficile della NASA, però, arriva la notizia di queste ore delle dimissioni di uno dei responsabili del programma Shuttle. Ma dopo 900 giorni di permanenza umana ininterrotta nello spazio è possibile trarre i primi bilanci?

Per quanto riguarda la scienza, sono stati condotti oltre 100 esperimenti i cui risultati vengono esaminati nel corso del tempo. È piuttosto difficile trarre bilanci su questo fronte: la stazione spaziale è un laboratorio scientifico ancora giovane. Basta tener conto che dei sei laboratori inizialmente previsti, allo stato attuale ne è stato installato soltanto uno, quello statunitense, mentre il laboratorio dell’ESA Columbus è previsto per la fine del 2004. Anche se i tempi dovranno probabilmente essere rivisti a causa dei problemi della flotta degli Shuttle

Dal punto di vista ingegneristico, però, la stazione spaziale non può che essere considerata un successo. Non dimentichiamo che l’incidente dello Shuttle è avvenuto in una missione che non aveva niente a che fare con la stazione spaziale stessa. È stato confermato che l’assemblaggio in orbita si è rivelata una scelta azzeccata e anche i contrattempi sono stati ridotti al minimo e risolti senza problemi seri. Certamente uno dei punti cruciali non è tanto la costruzione di moduli orbitali abitabili, per i quali la nostra industria Alenia Spazio è una delle massime autorità mondiali, quanto piuttosto l’accesso allo spazio per missioni di questo genere. L’Europa è totalmente dipendente dagli USA e dalla Russia, sotto questo aspetto. Ma è anche per questo che l’ESA sta rafforzando la famiglia di lanciatori Ariane.

Qualche giorno fa l’ESA ha firmato un accordo con l’ente spaziale francese per la costituzione del centro di controllo dell’ATV, una navicella che sarà in grado di raggiungere la stazione spaziale. Anche questo è un contributo per diminuire il peso sostenuto dagli Shuttle e dalle navicelle Soyuz?

In una certa misura questo è vero, ma si deve considerare che l’ATV è un veicolo non abitato, dunque non confrontabile né con gli Shuttle né con le Soyuz. Piuttosto ricorda il cargo spaziale russo Progress. ATV, infatti, deriva dalle iniziali inglesi che stanno per Veicolo Automatico di Trasferimento: un veicolo automatico, dunque, alloggiato sulla sommità di un’Ariane 5 a cui spetterà il compito di metterlo in orbita.

Secondo le istruzioni assegnate, l’ATV sarà in grado di raggiungere la stazione spaziale nel giro di tre giorni, di avvicinarla e di attraccare utilizzando dei sensori che lo rendono praticamente indipendente. Una cosa simile accade appunto con i Progress russi. Le funzioni dell’ATV sono molteplici: intanto porterà sulla stazione spaziale ossigeno, acqua, azoto e propellenti che vengono utilizzati per il controllo dell’orbita della stazione stessa. Inoltre servirà anche per ripristinare l’orbita della stazione: la stazione infatti è soggetta a una forza di attrito dovuta ai gas atmosferici che ne fanno decadere lentamente la quota. L’ATV dovrà anche servire per riportare la stazione all’altitudine corretta.

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